Condannata dal regime iraniano, gli avvocati locali si schierano con Nasrin Sotoudeh

 
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L'avvocato Giordano presiede il consiglio dell'ordine

Gela. Hanno deciso di prendere ufficialmente posizione e l’hanno fatto con un atto ufficiale. Gli avvocati del consiglio dell’ordine locale si oppongono a quanto deciso da un tribunale iraniano che ha imposto un totale di trentatré anni di reclusione e 148 frustate alla legale Nasrin Sotoudeh. La donna, da anni militante a tutela dei diritti umani in Iran, è accusata di “incitamento alla corruzione e alla prostituzione“, “commissione di un atto peccaminoso essendo apparsa in pubblico senza il velo” e di “interruzione dell’ordine pubblico“. Contestazioni che alle organizzazioni internazionali appaiono del tutto pretestuose. Negli ultimi tempi, l’avvocato ha criticato le modifiche apportate al codice penale della Repubblica islamica che, soprattutto per i reati contro la sicurezza nazionale, non consentono agli accusati di nominare un avvocato di fiducia. Gli può essere assegnato solo un legale inserito in una lista approvata dal Capo del potere giudiziario. Per la Sotoudeh si tratta di una chiara violazione del diritto di difesa. I legali del consiglio dell’ordine parlano di “tentativo del regime iraniano di comprimere il libero ed indipendente esercizio della funzione difensiva degli avvocati da sempre baluardo di democrazia”.

Nella delibera, firmata dal presidente Mariella Giordano, si chiede che il Consiglio nazionale forense si faccia carico, davanti alle istituzioni nazionali ed europee, di chiedere l’immediata liberazione dell’avvocato iraniana.

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