Condannato per tentato omicidio, detenuto gelese “è malato”: “Valutare affidamento servizio sociale”

 
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Gela. E’ depresso e affetto da una patologia neurologica, non in fase avanzata. Il caso di un cinquantunenne gelese, condannato ad otto anni di reclusione dopo il tentato omicidio di un operaio trentenne egiziano, dovrà essere riesaminato dai giudici del tribunale di sorveglianza di Caltanissetta, almeno per l’eventuale affidamento al servizio sociale, che gli consentirebbe di attenuare le conseguenze dell’attuale detenzione. I giudici romani della Corte di Cassazione hanno accolto, in parte, il ricorso presentato dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Carmelo Tuccio. Nell’estate di un anno fa, lo stesso tribunale di sorveglianza nisseno aveva respinto sia la richiesta di scarcerazione che quella di affidamento al servizio sociale. Secondo i giudici, le sue condizioni di salute erano compatibili con la detenzione e anche in carcere sarebbe riuscito ad ottenere le cure necessarie. L’aggressione all’operaio egiziano, colpito con un lama, avvenne in provincia di Milano e risale a sei anni fa. I giudici lombardi lo ritennero colpevole. Il cinquantunenne aveva in passato riportato altre condanne. Per la difesa, il suo stato di salute non gli consentirebbe di sostenere la quotidianità carceraria. Per questa ragione, in Cassazione, è stato chiesto di rivedere il diniego. Secondo il legale, non sarebbe stata considerata la condotta tenuta dall’uomo, che da anni ormai partecipa attivamente ai programmi di recupero tenuti in carcere.

I magistrati romani hanno escluso la possibilità di una misura alternativa alla detenzione, ritenendo che lo stato di salute non sia tale da fargli patire eccessivamente il carcere, però allo stesso tempo hanno spiegato che i giudici del tribunale di sorveglianza dovranno valutare nuovamente le condizioni per l’affidamento in prova al servizio sociale.

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