Condanne “Redivivi”, mafia nelle campagne: i Trubia in Cassazione, fissato giudizio

 
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Gela. Due anni fa, la Corte d’appello di Caltanissetta cambiò linea rispetto alla pronuncia di primo grado, riconoscendo il gruppo dei Trubia come un’organizzazione mafiosa, capace di controllare le aree rurali della città, imponendo un quasi esclusivo monopolio nella gestione dello smaltimento della plastica e nel settore delle guardianie. Vennero pronunciate pesanti condanne. Il prossimo giugno, tutti gli imputati attenderanno la pronuncia della Corte di Cassazione. E’ stato fissato il giudizio, dopo i ricorsi presentati dai legali di difesa. In appello, vennero decisi quattordici anni e dieci mesi di reclusione per Vincenzo Trubia; undici anni per Davide Trubia e Ruggero Biundo; dieci anni e dieci mesi per Rosario Trubia (1990); dieci anni e tre mesi per Nunzio Trubia; otto anni e undici mesi per Luca Trubia e Simone Trubia; otto anni e nove mesi per Rosario Caruso; un anno di reclusione infine a Rosario Trubia (1989). Il collegio penale del tribunale di Gela, in primo grado, aveva escluso l’esistenza di un gruppo criminale, emettendo la condanna solo in relazione al “metodo mafioso”, adottato per escludere ogni concorrenza per il controllo delle campagne locali.

I difensori di tutti gli imputati, gli avvocati Flavio Sinatra, Nicoletta Cauchi, Carmelo Tuccio e Cristina Alfieri, hanno presentato i ricorsi e continuano a respingere la tesi che collega i Trubia alla criminalità organizzata. Tuti gli imputati vennero coinvolti nell’indagine antimafia “Redivivi”, partita dopo le segnalazioni, diventate denunce, giunte da alcuni operatori nel settore della raccolta della plastica. Nei precedenti gradi di giudizio, erano parti civili, con il legale Giovanni Bruscia.

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