“Condotte omissive” sui controlli interni del Comune: Corte Conti, “gravi irregolarità”

 
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Gela. “Gravi irregolarità”, così vengono definite dalla sezione di controllo della Corte dei Conti regionale le “condotte omissive e inerti” che di fatto minano alla base l’intero sistema dei controlli interni all’ente comunale. La deliberazione dei magistrati contabili, che è l’esito della valutazione sull’esercizio finanziario 2020 del municipio, arriva mentre a Palazzo di Città da alcuni mesi si è aperta una vera e propria crisi, con lo spettro del dissesto dell’ente. Le valutazioni rilasciate dai giudici sul sistema dei controlli interni, sostanzialmente ricalcano quelle già negative emerse al termine delle verifiche sugli esercizi 2017, 2018 e 2019. Anche per il periodo 2020, è lungo l’elenco di inefficienze, anche sul controllo degli equilibri finanziari. “L’ente, avendo approvato il bilancio di previsione 2020-2022 il 27 novembre 2020, non ha formalmente deliberato la salvaguardia degli equilibri di bilancio, ma ha dichiarato di avere eseguito i controlli sugli equilibri in occasione di due variazioni di bilancio effettuate nel mese di aprile 2020”, scrivono i magistrati contabili. Viene precisato che “il responsabile del servizio finanziario non ha adottato specifiche linee di indirizzo o coordinamento per l’ordinato svolgimento dei controlli sugli equilibri finanziari” e inoltre “il controllo sugli equilibri finanziari non è stato integrato con il controllo sugli organismi partecipati”. E’ riportato un quadro complessivo chiaramente deficitario. A Palazzo di Città, come era già stato sottolineato per precedenti esercizi finanziari, manca un efficiente sistema di controllo interno e l’emergenza sui conti che ha colpito l’ente sembra esserne una conseguenza. Anche sul controllo di gestione e su quello strategico il giudizio rimane negativo. “In relazione agli esiti del controllo sul 2020 si rileva che l’ente si è dotato di un sistema di contabilità economica fondato su rilevazioni analitiche per centri di costo che consenta di valutare l’efficienza e l’economicità dell’azione amministrativa. Non si è avvalso di un sistema di contabilità economico-patrimoniale tenuta con il metodo della partita doppia. Nel corso dell’esercizio 2020, a seguito dell’emergenza Covid 19, ha sospeso l’erogazione di tutti i servizi a domanda individuale. Non esiste un sistema di ponderazione degli obiettivi da monitorare”, riportano i magistrati. Per la Corte, il controllo di gestione “non è stato attuato” e ritorna sulle criticità che erano già emerse nella valutazione dei precedenti esercizi finanziari, a partire dall’assegnazione di questa funzione all’Organismo indipendente di valutazione. “L’implementazione di un adeguato sistema di controllo di gestione si presenta poco efficace e non conforme alla disciplina regolamentare comunale”, viene ribadito. Conclusioni analoghe per il controllo strategico. “E’ emersa la sostanziale assenza (o grave insufficienza) di tale tipologia di controllo, finalizzato a supportare gli organi di governo dell’ente nelle fasi di pianificazione strategica dei programmi, azioni e progetti che l’amministrazione intende raggiungere (redazione del Documento unico di programmazione, del bilancio di previsione, del Piano della performance e della relazione di inizio mandato in particolare)”. A Palazzo di Città bisognerà adottare “correttivi” anche per adeguare il sistema dei controlli interni e che verranno vagliati nel corso dei successivi esercizi. Poco affidabile pare anche la struttura del controllo di regolarità amministrativa. “La tecnica di campionamento degli atti amministrativi da sottoporre a controllo successivo è consistita in una semplice estrazione casuale e i settori da sottoporre a controllo non sono stati individuati tenendo conto degli esiti del precedente controllo di gestione e controllo preventivo di regolarità contabile; per n. 302 atti esaminati, su un totale di 3000 atti, non sono state riscontrate irregolarità. Gli atti esaminati si riferiscono per il 10 per cento a quegli atti che rientrano nella casistica dei controlli di regolarità nella fase successiva. Non sono stati effettuati controlli, ispezioni o altre indagini volti ad accertare la regolarità amministrativa e contabile dell’attività attuata da specifici uffici o servizi”. I giudici confermano quello che avevano indicato per i precedenti esercizi, “l’implementazione di un adeguato sistema di controllo di regolarità amministrativa e contabile appare ancora incompleto e poco efficace”, scrivono. La disamina condotta dalla Corte si base sul referto trasmesso dagli uffici municipali. Viene rimarcato che “il controllo di gestione, il controllo strategico e il controllo sugli organismi partecipati e il controllo sulla qualità dei servizi, non sono stati esercitati in conformità a quanto previsto dai regolamenti”. Emerge un “alto grado di criticità” per l’intero sistema di controllo. Rimangono le falle già riscontrate anche se dal municipio è stato riferito che “si apporteranno i necessari correttivi”.

Un altro capitolo che non soddisfa è il monitoraggio degli organismi partecipati. “La non disponibilità di una specifica struttura dedicata al controllo sugli organismi partecipati e la non disponibilità di indirizzi strategici ed operativi degli organismi partecipati che, fanno desume che l’ente non ha esercitato il controllo sugli organismi partecipati”, si legge nella deliberazione. Secondo i magistrati contabili “appare chiaro che il Comune di Gela non ha colto l’importanza e le potenzialità di tale tipologia di controllo, essenziale per fornire all’ente prima e alla magistratura contabile dopo le informazioni necessarie per governare e controllare il nevralgico settore delle partecipate, sempre a rischio dal punto di vista di possibili abusi dello strumento societario rispetto ai vincoli di finanza pubblica, nonché rispetto alla salvaguardia degli equilibri di bilancio, primario obiettivo di tutto il sistema dei controlli interni”. Tutte queste conclusioni saranno trasmesse alla presidenza del consiglio comunale, al sindaco e al collegio dei revisori. Qualora non si provvedesse ad adottare correttivi, si potrebbe andare verso sanzioni pecuniarie per gli amministratori “da un minimo di cinque fino ad un massimo di venti volte la retribuzione mensile lorda dovuta al momento di commissione della violazione”. Nel periodo probabilmente più difficile per la tenuta finanziaria del Comune, la Corte dei Conti sferza anche sul sistema dei controlli interni, ancora troppo labile.

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