Consulenze e appalti Ato, l’accusa di corruzione: “Enorme fatturato per poche aziende”

 
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Gela. Una sessantina di consulenze, soprattutto legali, molte delle quali considerate “non necessarie” dai poliziotti della squadra mobile di Caltanissetta, che otto anni fa avviarono indagini sugli affidamenti e gli appalti assegnati dall’Ato Cl2, ente guidato dal commissario Giuseppe Panebianco (da qualche mese dimissionario). E’ stato il dirigente della mobile nissena Marzia Giustolisi a spiegare in aula l’esito degli accertamenti investigativi effettuati nel primo periodo di gestione dell’avvocato. Secondo i pm della procura, affidamenti, appalti e sponsorizzazioni dell’Ato sarebbero serviti a coprire forme di possibile corruzione. “Molti incarichi legali venivano affidati sempre agli stessi avvocati, Cariola, Polizzotto e anche Marco Leone – ha detto il dirigente di polizia – venivano affidati incarichi secondo noi non necessari”. Gli investigatori si soffermarono sugli appalti affidati a tre aziende, Multiservice, General Service e Italiano. “Nel periodo analizzato queste aziende ottennero un aumento complessivo di fatturato di almeno il 1.500 per cento in più”, ha spiegato rispondendo alle domande del pm Mario Calabrese. I lavori sarebbero spesso stati frazionati per consentire gli affidamenti diretti. Un aspetto rilevato dai poliziotti e dai finanzieri, che nel giugno del 2012 rilasciarono un’informativa sulle attività investigative svolte. A processo, oltre a Panebianco, rispondono alle accuse l’imprenditore Nunzio Li Pomi, il dipendente comunale Rocco Incardona, Sergio Occhipinti e Rosa Caci. Il legale di difesa del commissario, l’avvocato Maria Licata, ha però fornito dati sulla gestione Panebianco, sostenendo come nel 2012 i costi per le consulenze legali si fermarono ad 85 mila euro, in una situazione di emergenza rifiuti e con la necessità di risanare i conti dell’ente. La precedente guida dell’Ambito, invece, aveva disposto un incarico, solo ad un avvocato, di ammontare non inferiore ai 443 mila euro. L’Ato, secondo quanto spiegato dalla difesa, doveva comunque ricorrere alle consulenze esterne, perché privo di personale abilitato alla professione forense. I bilanci della gestione Panebianco sono sempre stati approvati.

I pm della procura però ritengono anomale cifre spese come quelle per le sponsorizzazioni, circa 400 mila euro. L’Ato avrebbe assicurato fondi anche alla festa patronale e a concerti organizzati in città (Tiziano Ferro, Gigi D’Alessio ed Emanuela Villa). Sponsorizzazioni che sarebbero state garantite, dietro versamento di somme cospicue, a società sportive, a manifestazioni e a strutture scolastiche. La difesa di Panebianco ha nuovamente spiegato che tutte le spese trovavano corrispondenza in voci di bilancio per la copertura di campagne comunicative destinate a diffondere i principi della raccolta differenziata e la corretta gestione dei rifiuti. L’accusa invece ritiene che gli stretti rapporti, sempre con gli stessi professionisti e con poche società del settore, potrebbero aver dato vita ad un presunto sistema illecito. Nel corso dell’udienza, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, è stato inoltre sentito un militare della guardia di finanza che analizzò numeri e fatture della gestione Ato di quel periodo. Gli altri imputati sono difesi dagli avvocati Rocco Guarnaccia, Tommaso Vespo e Fabio Fargetta.

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