Corruzione e falso per accreditare Rsa, a processo vertici: “Cesta vini” per autorizzazioni

 
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Gela. Avrebbero forzato la mano per ottenere autorizzazioni “aggiustate” e il rilascio delle attestazioni che poi consentirono l’accreditamento della Rsa Caposoprano. Ne dovranno rispondere a processo, il prossimo luglio. Dopo una lunga attività in udienza preliminare, il gup Lirio Conti ha disposto il rinvio a giudizio per l’ex direttore generale del Comune Renato Mauro (tra i vertici della società che gestisce la Residenza sanitaria assistita), per l’attuale consigliere comunale di Fratelli d’Italia Sandra Bennici (all’epoca dei fatti consigliere della Sst) e ancora per Davide Giordano (già responsabile tecnico della Rsa e consigliere della Sst), Giuseppe Fava (ex presidente del consiglio comunale che aveva quote nella Sanires srl), Rocco Ficicchia (consigliere della Sst) e Donato Fidone (tecnico privato incaricato dai responsabili della Sst). A processo, vanno inoltre Calogero Buttiglieri e Luigia Maria Drogo, funzionari Asp che avrebbero falsamente attestato la sussistenza dei requisiti per il rilascio dell’autorizzazione sanitaria. Sul rapporto tra i due dipendenti dell’Asp e i vertici della Sst (società che controlla la Rsa) si muove anche l’ipotesi della corruzione. Secondo i pm della procura, in aula con il sostituto Luigi Lo Valvo, i funzionari Asp avrebbero rilasciato attestazioni non veritiere, in cambio di promesse di lavoro per familiari e di una “cesta di vini pregiati”. Una vicenda che secondo le accuse tocca i due dipendenti Asp e gli imputati Mauro, Bennici, Ficicchia e Fava. Tutti fatti che dovranno essere provati in giudizio, ma che secondo i magistrati della procura sarebbero stati dimostrati nel corso delle indagini.

A luglio, davanti ai giudici del collegio penale, si presenteranno anche i funzionari comunali Salvatore Lombardo e Raffaella Galanti, i graduati dei vigili del fuoco Vincenzo Verdina, Sebastiano Macchiarella e Michele Burgio, Isidoro Bracchitta (tra i riferimenti societari della Sst) e Vittorio Virgilio. Le contestazioni, invece, sono del tutto cadute, con il non luogo a procedere, per l’ex sindaco Angelo Fasulo, l’allora assessore Giuseppe D’Aleo, l’ex segretario generale del Comune Vito Scalogna, l’ex dirigente Giovanni Costa, Aldo Fulco, Marco Bruno, Antonio Bonura, Maurizio Tranchina, Ignazio Tozzo, Fabrizio Geraci, Maria Cannarozzo, Lorenzo Maniaci, Salvatore Sammartano, Giuseppe Sgroi, Maurizio D’Arpa e Antonino Brignone. Alcune contestazioni sono cadute anche per i coinvolti, ora rinviati a giudizio. Tra le accuse, oltre alla corruzione, ci sono l’abuso d’ufficio, la falsità ideologica e la truffa. Secondo i pm della procura, con l’indagine condotta da finanzieri e poliziotti, sarebbe stata ricostruita una filiera di irregolarità, tutta finalizzata a garantire l’accreditamento della Rsa e ancora prima la sanatoria della struttura dell’ex hotel Caposoprano, usata per realizzare la residenza sanitaria. L’Asp ha scelto di costituirsi parte civile, con l’avvocato Giacomo Butera. Prima ancora della chiusura delle indagini, sono state escluse responsabilità per due deputati regionali del Pd, Giuseppe Arancio e Calogero Speziale, considerati del tutto estranei ai fatti. Gli imputati sono difesi dai legali Giacomo Ventura, Antonio Gagliano, Maurizio Cannizzo, Joseph Donegani, Emanuele Maganuco, Rocco La Placa, Rosario Giordano, Michele Aliotta, Davide Anzalone, Rocco Guarnaccia, Alfredo D’Aparo, Feliciana Ponzio, Giuseppe Cammalleri, Giuliana Marchese, Fabio Cosentino, Angelo Pennisi, Viviana Verdina, Michele Micalizzi, Ornella Crapanzano, Sergio Iacona e Fabio Cosentino.

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