Corruzione per acqua Comune, confermati domiciliari a indagati

 
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Gli indagati ripresi durante gli incontri al punto di rifornimento di Montelungo

Gela. Regge l’accusa di corruzione che i pm della procura muovono al dipendente comunale cinquantaduenne Rosario Moscato e al quarantatreenne Gaetano Cassarà, titolare di una ditta di forniture idriche. Una conferma in tal senso è arrivata dai giudici del riesame di Caltanissetta, ai quali si sono rivolti i due indagati, attraverso i legali Nicoletta Cauchi e Filippo Incarbone. Moscato e Cassarà sono ritenuti responsabili di essersi accordati per la cessione di acqua. Il “padroncino” delle autobotti avrebbe rifornito i mezzi, usufruendo del punto comunale di Montelungo, pagando sistematicamente una presunta “mazzetta” a Moscato, che aveva la piena disponibilità del sistema. I pm della procura ritengono si sia trattato di un patto illecito, concluso a danno del Comune. I giudici del riesame, però, hanno annullato i provvedimenti restrittivi, chiesti e ottenuti dai sostituti procuratori Ubaldo Leo e Mario Calabrese, sul punto legato all’arma, che i due indagati avrebbero puntato ad avere, probabilmente per intimidire chi avesse cercato di segnalare quello che si verificava a Montelungo.

Gli stessi investigatori hanno confermato che l’arma non è stata ritrovata, anche se i due ne avrebbero parlato. I finanzieri li hanno seguiti per diverso tempo. Non si esclude che il patto fosse stato stretto già da prima. Il riesame ha confermato gli arresti domiciliari per entrambi, in attesa delle prossime richieste dei pm. Secondo le difese, però, ci sarebbero altri aspetti da approfondire, mettendo in dubbio la sussistenza dell’accusa di corruzione. Gli inquirenti, invece, sono convinti di aver bloccato la costante sottrazione di acqua ai danni del Comune, che poi veniva rivenduta da Cassarà agli utenti.

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