Covid, città e Comuni provincia “sorvegliati speciali”: i contagiati sono in aumento

 
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Gela. Caltanissetta è la tra le cinque province sorvegliate speciali insieme ad Ascoli Piceno, Lodi, Napoli e Verona. Colpa di una inaspettata risalita dei contagi da covid, dove potrebbe diventare dominante la variante delta. Il ritorno alla “normalità” sta costando caro anche a Gela. Sono infatti 75 ipazienti positivi al Sars CoV-2, tutti in isolamento domiciliare e 26 pazienti sono di Gela. La curva complessiva è a 143 contagiati, dei quali 138 in isolamento domiciliare e 5 ricoverati. Il dato confortante rimane l’ospedalizzazione perché continuano a diminuire i ricoveri. Ieri sono stati dimessi altri due pazienti e 10 sono guariti. Covid quindi contagioso ma meno letale rispetto al passato. Se Gela supera i 140 casi non sta meglio Mazzarino con i suoi 116 contagiati, mentre Caltanissetta e San Cataldo sfiorano i 60 casi. Una dipendente Ghelas che opera al Comune è risultata positiva provocando la chiusura degli uffici del settore Tributi. In via precauzionale, in attesa che tutto il personale venga sottoposto a tampone, gli uffici rimarranno chiusi per dieci giorni, da lunedì 12 luglio a giovedì 22 luglio 2021. Preoccupa il caso dei quattro infermieri, tutti in servizio nell’ospedale di Gela, risultati positivi al Covid nonostante avessero nei mesi scorsi già avuto somministrata la seconda dose di vaccino. I quattro hanno lievi sintomi influenzali ed ora i sindacati Nursind e Uil Fpl chiedono di avviare uno screening dei lavoratori per misurare il livello degli anticorpi. Secondo i sindacati, la campagna vaccinale è iniziata nell’ospedale il 31 dicembre scorso e i richiami sono stati fatti il 23 gennaio «per cui è opportuno adesso verificare la risposta del sistema immunitario degli operatori sanitari. È fondamentale effettuare uno screening per coloro che sono già vaccinati, che operano nei reparti con pazienti fragili – dicono – e che potrebbero involontariamente diventare veicolo di contagio essi stessi nel momento in cui si infettano anche se già sottoposti alla seconda dose”.

Secondo però gli esperti non c’è il rischio di una quarta ondata» perché «ciò che è cambiato è lo stato di immunizzazione del Paese. E questo rende ragione di una maggior protezione dall’infezione». Quanto alle caratteristiche della variante Delta, «oltre alla maggior contagiosità, sembra aver attenuato o smarrito del tutto alcuni connotati: per esempio la perdita del gusto e dell’olfatto non vengono più lamentate da chi si ammala. I sintomi più frequenti sono invece febbre, naso che cola, mal di testa e mal di gola». Lo stesso ministro della Salute ha sottolineato che fino a due mesi e mezzo fa «avevamo 30.000 persone in ospedale e oggi sono 1.500, il 95% in meno. Avevamo 3.800 persone nelle terapie intensive e oggi siamo sotto i 190, ben oltre il -90%».

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