Crocetta arriva in città e lancia subito l’ordine, “i sindaci si fanno lavorare”…al capo non piace la sfiducia a Messinese?

 
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Gela. Tra accordi, firme, intese e la promessa di milioni di euro

per la città, tutti sparsi sul tavolo del sindaco Domenico Messinese in municipio, l’ex primo cittadino Rosario Crocetta non ha mancato di impartire i suoi, impliciti, dettami politici.

Crocetta ha parlato. Alla città e a come verrà gestita politicamente, ci tiene ancora, eccome. “I sindaci si fanno lavorare”, così Crocetta si è subito sbilanciato, durante la sua visita istituzionale a Palazzo di Città per la firma dell’intesa sulla destinazione dei trentadue milioni di euro delle compensazioni Eni. Un messaggio più che esplicito, mentre ieri mattina i dodici della sfiducia hanno invece mosso il passo decisivo, con il deposito della mozione di sfiducia unitaria. Insomma, il leader indiscusso del Megafono, sua personale creatura politica, sembra intenzionato a tranquillizzare un Domenico Messinese che, fino ad ora, non ha trovato vere e proprie sponde, utili a mettersi al riparo da eventuali “agguati” politici. Crocetta, quindi, non dovrebbe dare alcun permesso ai suoi, niente danza per la sfiducia. Il sindaco è Messinese e la città deve tenerselo per i prossimi tre anni. Peraltro, il lapidario presidente della Regione l’ha detto davanti a consiglieri di ogni schieramento, dal capogruppo dem Vincenzo Cirignotta, che però sostiene a spada tratta il candidato del Megafono all’Ars, agli esponenti di centrodestra che, in queste ultime settimane, sono stati impegnati in frenetiche trattative proprio con il sindaco Domenico Messinese. “Sicuramente – si è sbilanciata il presidente del consiglio comunale Alessandra Ascia – la mozione di sfiducia non può essere strumentalizzata, soprattutto in fase di campagna elettorale”. Se l’intenzione di Crocetta è questa, allora il centrosinistra dovrà iniziare a riflettere seriamente. Senza il sì del Megafono, almeno di quei pochi consiglieri rimasti tra le fila crocettiane, il voto dei dem diventerà quasi cruciale.

Non c’era il vicesindaco Simone Siciliano. Il diktat del  presidente è di quelli pesanti. Il voto d’aula sulla sfiducia, probabilmente, dirà molto anche sulla sua effettiva leadership, anche nel centrosinistra locale. Ovviamente, tutte le porte rimangono aperte, e in giunta i nomi potrebbero cambiare. Crocetta ha parlato e l’ha fatto davanti a Messinese, questa volta “orfano” del suo vice Simone Siciliano che, nonostante abbia seguito per intero il dossier Eni e compensazioni, oggi non si è visto in municipio. “Era impegnato in un altro incontro istituzionale a Palermo – dicono dallo staff della giunta – è solo una casualità”. Tutto può ancora accadere.

                                                        

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