Da Enimed e Syndial servono risposte, i dubbi sugli investimenti a 4 anni dal protocollo

 
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I segretari Emiliani, Catania e Castania

Gela. “Non possiamo permetterci altri rinvii. Se dall’azienda non arriveranno le risposte necessarie, potremmo avviare la mobilitazione”. Il segretario provinciale della Uiltec Maurizio Castania solleva nuovamente dubbi, già messi a nudo anche dai suoi colleghi di Filctem e Femca, Gaetano Catania e Francesco Emiliani. Da tempo, sono in attesa che i manager Eni mettano sul tavolo un preciso cronoprogramma, fatto di investimenti e lavori. Nelle ultime ore, sono partite nuove richieste di incontro. Se in raffineria, nel progetto a green, i cantieri sono stati avviati, impiegando buona parte della manodopera dell’indotto, i punti interrogativi si chiamano upstream (e quindi Enimed) ma anche Syndial, ovvero la fetta più grossa dell’originario investimento messo nero su bianco dalla multinazionale nel protocollo di intesa di quattro anni fa. “Il confronto c’è – dice ancora Castania – ma su alcuni temi, si rinvia quasi costantemente”. Con il nuovo anno, ci sono stati i primi tavoli tra sindacati e manager Eni, ma fino ad ora manca un vero punto di intesa. I chimici mirerebbero ad una convocazione ministeriale, anche se i tempi politici appaiono poco consoni, con una campagna elettorale che già si è presa tutti gli spazi possibili.

Niente tagli in Ecorigen. Intanto, proprio i chimici hanno raggiunto la “tregua” con i responsabili di Ecorigen, azienda che opera nell’area Eni. Sono stati bloccati i dieci tagli, adesso coperti da contratti di solidarietà, in attesa di compiere una verifica sullo stato dell’arte entro i prossimi mesi. I manager Ecorigen puntano ad acquisire una delle aree dismesse di raffineria, con l’obiettivo di ampliare la produzione, tutta basata sulla rigenerazione dei catalizzatori. A respirare, almeno per il momento, sono soprattutto gli operai dell’indotto dello stabilimento di contrada Piana del Signore.

Enimed e Syndial sono punti interrogativi. Con l’avvio dei cantieri della green refinery, stanno ritrovando spazio tra gli impianti della fabbrica. In ogni caso, i sindacati dei metalmeccanici e i confederali di Cgil, Cisl e Uil vogliono chiarezza anche dalle aziende che hanno acquisito i contratti quadro. La mole di lavoro è notevole, quindi anche gli imprenditori dovrebbero fare uno sforzo ulteriore, di modo da assorbire operai rimasti fuori dal ciclo produttivo, ma inseriti nella lista di disponibilità. Le sofferenze occupazionali maggiori sono tutte delle aziende edili di raffineria e di quelle che dovrebbero coprire l’indotto di Enimed e Syndial. In realtà, a chiedere certezze maggiori sono anche i dipendenti del diretto. Tutto questo, mentre non si è ancora chiuso il ciclo legato all’area di crisi complessa, all’accordo di programma e agli altri impegni istituzionali, riassunti nel protocollo di quattro anni fa. “Siamo in contatto con i nostri referenti regionali – conclude Castania – e vorremmo avere un confronto diretto con la nuova giunta e con il presidente Nello Musumeci”.

1 commento

  1. Dimenticate un particolare fondamentale. ENIMED e anche RAFFINERIA hanno ricominciato a fare terrorismo psicologico proponendo ai propri dipendenti ….per adesso amichevolmente …. di andare in altre realtà diverse da gela. Signori e signori ci risiamo. E ce chi fa finta di non sapere. Meno male che ormai sono un pensionato … Ma i nostri figli? Che futuro avranno a gela?

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