Davide Trubia voleva ricostruire il clan, gli imprenditori agricoli si ribellano al racket della plastica

 
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Gela .Ventidue le ordinanze di custodia cautelari eseguite, 18 in carcere e 4 agli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Caltanissetta, Marcello Testaquatra, su richiesta della  Direzione Distrettuale Antimafia.

E’ questo il bilancio dell’operazione Redivivi di Squadra mobile e Commissariato.

Le accuse  vanno dall’associazione di tipo mafioso, aggravata dall’essere armata, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ed alle estorsioni. Sono stati sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere:

1.      TRUBIA Vincenzo, nato a Gela il 26.04.1971;

2.      TRUBIA Nunzio, nato a Gela il 19.11.1960;

3.      TRUBIA Davide, nato a Gela il 18.04.1982;

4.      TRUBIA Rosario,  nato a Gela il 18.07.1990;

5.      TRUBIA Luca, nato a Gela il 24.01.1991;

6.      TRUBIA Simone,nato a Gela il 20.05.1995;

7.      TRUBIA Pasquale Andrea, nato a Gela il 24.12.1982;

8.      TRUBIA Pasquale Lino, nato a Gela il 27.11.1988;

9.      RIZZARI Luigi, nato a Solingen (Germania), il 24.03.1976;

10.  CARUSO Rosario, nato a Gela il 25.02.1979;

11.  GIOVANE Francesco Graziano, nato a Gela  il 03.05.1983;

12.  BIUNDO Ruggiero, nato a Gela il 06.04.1975;

13.  ROLLA Manuele, nato a Gela il 23.03.1985;

14.  TASCA Cristofer Luca, nato a Gela l’11.03.1993;

15.  CRISCI Fabio, nato ad Agrigento il 30.01.1992;

16.  NICOSIA Baldassare, nato a Gela il 12.02.1983, in atto detenuto.

17. TRUBIA Rosario Maichol, nato a Gela il 15.10.1992

 Sono stati colpiti, invece, dalla misura cautelare degli arresti domiciliari:

1.      CARNAZZO Giuseppe, nato a Niscemi, il 02.08.1985;

2.      TRUBIA Rosario, nato a Gela il 28.09.1989;

3.      TUCCIO Serafino, nato a Gela 15.10.1992;

4.      ALBA Rosario Davide, nato a Pavia il 26.07.1983.

E’ ancora ricercato:

1.      URSICA Petrut Stelian inteso “pietro”, nato in Romania il 09.12.1995;

Le indagini. Sono state avviate nell’agosto 2014, sulla base delle dichiarazioni di alcuni imprenditori gelesi che avevano segnalato l’estromissione, con atti intimidatori, dal mercato della raccolta di plastica dismessa dalle serre.

Importante il contributo dell’Associazione Antiracket di Gela che è riuscito ad infondere negli imprenditori il coraggio di denunciare e la fiducia nelle Istituzioni e a cui va il ringraziamento del Questore Bruno Megale, del dirigente della Squadra Mobile Marzia Giustolisi e del dirigente del Commissariato di Gela, Francesco Marino.

Le estorsioni. Di grande importanza il risultato investigativo conseguito che, non solo ha permesso di riscontrare le dichiarazioni degli imprenditori e di individuare il “sistema mafioso” che imponeva il proprio diktat sul territorio, minacciando pesantemente gli imprenditori del settore della raccolta della plastica, ma ha permesso di individuare l’attuale reggente di cosa nostra gelese nell’odierno indagato Trubia Vincenzo: ennesimo duro colpo a cosa nostra di Gela che aveva cercato di rafforzarsi unendo i sodali dei gruppi Rinzivillo ed Emmanuello sotto l’egida dello storico appartenente rinzivilliano, Vincenzo Trubia.  

Tra gli arrestati, familiari (fratelli e nipoti) di collaboratori di giustizia.

Trubia, incurante della sottoposizione alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza che gli impediva di uscire dal comune di Gela, ha creato nuove alleanze nel tessuto malavitoso provinciale, incontrandosi con soggetti di notevole spessore criminale dell’hinterland nisseno, in modo da conseguire il rafforzamento dell’associazione mafiosa.

Favorita dalle condizioni ambientali in cui essa prospera da tempo, la consorteria che fa capo a Vincenzo Trubia, riconducibile a “cosa nostra” – gruppi Rinzivillo ed Emmanuello, ha tentato di riorganizzarsi e riprendere in mano il controllo del territorio gelese per potersi dedicare, oltre alle estorsioni ed al traffico di stupefacenti, anche a quelle attività tipiche di un’associazione mafiosa che assicurano facili guadagni a danno della società civile e della libera concorrenza tra imprenditori.

L’imposizione della guardiania. La strategia tesa al controllo del territorio da parte dei membri di “cosa nostra” gelese si è perfezionata con l’imposizione del servizio di. “guardiania” presso le aziende agricole insistenti nei territori di Mignechi, Bulala ed in altre zone limitrofe, agro di Gela, dove insistono coltivazioni in serra.

L’attività d’indagine svolta ha permesso di appurare, inoltre, che gli odierni indagati, tra cui Trubia Vincenzo e Rosario, Tasca Cristofer Luca ed altri, oltre a gestire la raccolta della plastica del materiale ferroso e della guardiania, si sono dedicati anche al traffico di sostanze stupefacenti – del tipo cocaina che hashish – per finanziare le casse dell’organizzazione.

L’alleanza con i vittoriesi. Sotto questo profilo, le risultanze investigative hanno permesso di riscontrare che l’organizzazione mafiosa di cosa nostra gelese ha stretto alleanze per il traffico di droga con esponenti della famiglia mafiosa “Dominante-Carbonaro”, riconducibile alla consorteria mafiosa della “stidda” operante nel ragusano, ed hanno contestualmente consentito di identificare i referenti a cui l’organizzazione mafiosa in argomento si rivolgeva per far giungere lo stupefacente nel mercato gelese. Nel corso dell’attività di indagine venivano operati anche sequestri di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

Si è accertato, inoltre, che l’organizzazione mafiosa aveva disponibilità di armi, più precisamente pistole e fucili, custodite illegalmente da diversi indagati, utilizzate per intimidire imprenditori concorrenti nei settori in cui la consorteria esercitava, come detto, il proprio dominio mafioso e, verosimilmente, anche per porre in essere danneggiamenti, mediante l’esplosione di colpi di arma da fuoco, nei confronti delle attività commerciali che rifiutassero di sottomettersi all’egemonia mafiosa del clan. Nel corso dell’attività di indagine venivano sequestrate armi e munizioni.

A conferma, sono intervenute, oltre alle dichiarazioni degli operatori che avevano segnalato l’imposizione nella raccolta di materiale plastico e ferroso da conferire in siti autorizzati, anche  le dichiarazioni di altri imprenditori che hanno ammesso di aver dovuto tollerare l’imposizione nel servizio di “guardiania” presso le loro aziende agricole a causa della forte intimidazione ambientale mafiosa, cui hanno dovuto sottostare nel timore di gravi danneggiamenti.

Il nuovo reggente. Con la presente misura restrittiva della libertà personale venivano altresì contestate a Davide Trubia, fratello del collaboratore di giustizia Rosario, delle estorsioni aggravate, commesse dal medesimo a partire dagli anni 2003, unitamente a Gianluca Pellegrino, per il quale si procede separatamente, ai danni di diversi commercianti gelesi. A supporto di tali contestazioni le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Billizzi Massimo Carmelo, Vella Francesco, Gammino Gianluca e Ferracane Fortunato per le quali questa Squadra Mobile ha svolto una capillare e certosina attività di riscontro anche attraverso l’escussione di più commercianti vessati.

In particolare Davide Trubia, secondo le direttive dei reggenti Francesco Vella, prima, e Carmelo Billizzi, poi, e ricevendo le disposizioni di Gianluca Gammino era stato incaricato di gestire le estorsioni ai danni dei pubblici esercizi gelesi, mediante la minaccia, anche implicita, dell’appartenenza all’indicato gruppo mafioso.

Tutti i soggetti colpiti dal provvedimento restrittivo della libertà personale sono stati catturati tranne il rumeno URSICA PETRUT Stelian.

Rosario Maichol Trubia è stato catturato questa mattina a in una nave diretto da Civitavecchia a Termini Imerese. Quest’ultimo si trovava a Livorno, dove lavorava, fino al pomeriggio di ieri.

Nel corso del blitz effettuate perquisizioni che hanno dato esito positivo. All’arrestato ALBA Rosario Davide venivano sequestrati 15.000,00 euro in contanti, ritenuti provento dello spaccio di sostanze stupefacenti; inoltre al medesimo venivano ritirate delle armi regolarmente detenute: 3 pistole e 100 cartucce, nonché un fucile a pompa con 25 cartucce.

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