Demolitori di Entusiasmo

 
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“ E’ troppo alto”, “ non vedo il mare”, “non si poteva fare di altro materiale?”, “ la mia macchina è troppo bassa per riuscire a scorgere il mare mentre guido, a te che t’importa la tua macchina è alta”…………. Di cosa parlo? Difficile non capire immediatamente.

Li vedi ogni giorno percorrere il lungomare, sono tutti in fila indiana e tutti, e dico tutti allungano la testa come fosse un test per provare o , se del caso, dissentire su ciò che l’amico gli ha detto il pomeriggio prima.
Li leggi. Chiedono spiegazioni, rassicurazioni sul “ mare nostrum” su quel pezzetto di mare di cui si sentono spogliati, derubati e non sanno a che “ tribunale “ rivolgersi e si rivolgono allora al modernissimo tribunale di fb dove le sentenze non si attendono mai, sono immediate e sempre inappellabili perché dentro quel modernissimo tribunale se sei “ colpevole” lo sei subito.
“ Demolite il muro, ci hanno tolto il mare”.
Si, dai, prendete cinque ruspe e demolite quel muro che non ce la fa più di esser nominato e usato come argomentino “da bar”.

Lo disturbate e non riesce nemmeno a starsene al sole, in pace, di fronte il mare.

“ Ci hanno murato il mare, mia figlia mi ha chiesto perché “.

Avete mai pensato di attendere che l’opera sia compiuta e poi, se del caso, incatenarvi al muro, processarlo per crimini contro l’umanità e creare poi un gruppo su fb intitolato “ via il muro” e lì scambiare opinioni divergenti e per questo preziose, magari nostalgiche parlando di “com’era meglio quando c’era il muro” ?.

No, non sono a favore del muro, ma nemmeno contro, e non perché per tendenza sia devota al “grigio” ( e per questo triste) del non schierarsi mai, e non perché sia patologicamente affascinata dall’evitare la formulazione di un pensiero personale, e non perché non ami chi dice la propria credendoci e certo so che c’è del “ CREDO” in ciò che dite, scrivete, chiedete.

Il cambiamento vi sgomenta, è una disdetta per molti e prima ancora che si compia son tutti lì a dire che “era meglio prima”. Guardiamo nel profondo e mettiamo per un attimo da parte, consentitemelo, il muro della discordia ma teniamolo come filo conduttore (non si offenderà di certo se per un attimo lo useremo come metafora, sarà una carezza rispetto ai pugni ricevuti e agli sguardi matrigni).

Ogni cosa che cambia ci getta nel panico, così come il muro.

Non siamo in grado di formulare un pensiero positivo per nessun tipo di cambiamento che, a piè tesi o a gamba larga, si fa spazio nella nostra vita. Cosa facciamo tutte le volte che passiamo dal lungomare? Guardiamo, controlliamo se è ancora tutto come lo avevamo lasciato e non lo è, il mare non lo vediamo, un cambiamento sta per avvenire.

Dovremmo chiederci allora, quante volte, prima di quel muro abbiamo controllato da quella parte con nostalgica e malinconica attenzione e quante volte ci siamo davvero soffermati a guardare.
Il cambiamento è un tavolo che si rovescia e sparpaglia le carte e non sai più se la tua è ancora una mano vincente. Ci lamentiamo.

Piccoli demolitori di entusiasmi potenziali, immersi nella prosa del mondo, ci irrigidiamo, ci spaventiamo e usiamo dita infuocate” TU, MURO, MI HAI RUBATO IL MARE!!!”.

Li senti parlare col tono nostalgico di chi torna dal Brasile e soffre della “saudade” di “com’era bella quando ero piccolo, “ quando ero all’Università” “ quando c’era lui/ lei”, lo abbiamo detto tutti almeno una volta nella vita.

L’avanzare del tempo, lo scorrere inesorabile delle cose che, inevitabilmente e per fortuna trovano spazi segreti per consegnare il potenziale all’essere ci sconvolge , ci sgomenta, è umano e preferiamo sempre, tutti, il caro vecchio e per questo rassicurante “era”, piuttosto che lo sconosciuto e per questo terrificante “ NUOVO”.

Il cambiamento non è una disdetta, è una promessa. I muri ( e certo non parlo dell’odiato muro pronunciato al momento più della parola “mamma”) sono ovunque, dentro di noi per esempio perché grafati dalla vita non riallacciamo la corda tra noi e le emozioni e preferiamo arrovellarci, lamentarci piuttosto che compiere l’unico atto che è possibile compiere: guardare oltre e scoprire cosa c’è oltre quel giardino dimenticato i cui fiori nel frattempo sono appassiti.

È di questo che andiamo in cerca quando lo sgomento ci invade, guardiamo fuori cercando fuori la soluzione più repentina per tornare indietro, fermare immediatamente il cambiamento, fare un patto con questo, fare un sortilegio e buttare sale fuori dalla finestra da stregoni improvvisati dicendo “ti prego lascia tutto com’è e io non parlerò più male di quella ragazzona grossa che va in giro coi leggins”.

… E nel frattempo un altro muro.

Evita Lorefice

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