“Devono pagare le tasse sullo spaccio di droga”, i due presunti trafficanti alla Commissione tributaria

 
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Immagini di repertorio

Gela. Per i finanzieri che effettuarono tutti gli accertamenti devono pagare le imposte anche su quanto incamerato dal traffico di droga, che li ha portati all’arresto. Emanuele Brancato ed Emanuele Di Stefano, attraverso i loro legali, hanno scelto di rivolgersi alla commissione tributaria provinciale di Caltanissetta, per contestare il provvedimento. Lo scorso dicembre, i militari della guardia di finanza conclusero le verifiche, quantificando in circa cinquantamila euro il reddito dei due presunti spacciatori, coinvolti nell’inchiesta “Samarcanda”. Sono attualmente a giudizio per quei fatti. I poliziotti del commissariato ricostruirono un presunto traffico di droga, soprattutto cocaina, che avrebbe avuto come punto di riferimento per l’acquisto anche la Calabria. Successivamente, sarebbe stata rivenduta in città. Accuse sempre contestate dai legali di difesa, gli avvocati Giacomo Ventura e Davide Limoncello.

Il presunto giro di droga. I finanzieri, inoltre, si sono richiamati ai dettami della Costituzione. “È la Costituzione stessa che lo prevede – spiegarono al momento dell’emissione dei provvedimenti – perché tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Adesso, la vicenda verrà valutata dai magistrati della Commissione tributaria provinciale di Caltanissetta, che dovranno accertare se esistano le condizioni per imporre ai due presunti trafficanti anche il pagamento delle tasse. Per le difese, mancherebbero comunque i presupposti, in assenza di sentenze definitive circa le eventuali responsabilità penali di entrambi.

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