Di Cristina, “su sanità Mancuso si sveglia per le regionali, buongiorno principessa!”

 
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Il dem Peppe Di Cristina

Gela. Prima, “un silenzio assordante”; ora, invece, la richiesta di dimissioni del manager Asp Alessandro Caltagirone. Per il segretario provinciale dem Peppe Di Cristina, dietro al veemente attacco sferrato dal deputato regionale Michele Mancuso ai vertici Asp e all’assessore regionale Ruggero Razza, ci sono ragioni da “campagna elettorale”. “Dopo tre anni di assordante silenzio, l’onorevole Mancuso sembra accorgersi dello stato disastroso in cui versa la sanità nissena. Che dire? Buongiorno principessa! In questi anni terribili, Mancuso e il suo partito hanno assistito silenti e conniventi allo smantellamento del nostro sistema sanitario, non muovendo un dito di fronte ai reparti privi di personale e posti letto, di fronte al personale sanitario privo di risorse, di fronte a malati troppo spesso privi dell’assistenza che sarebbe loro dovuta. Ora, improvvisamente e per evidenti ragioni di campagna elettorale, Mancuso si è ridestato dal suo placido sonno ed ha iniziato a pronunciare parole, che dalla sua bocca suonano false e stonate”. Il Pd, come spiega Di Cristina, è invece, fin dall’inizio, attivo nel far emergere l’inconsistenza della gestione del sistema locale della sanità, portato avanti dall’Asp del direttore Alessandro Caltagirone.

“Il Partito Democratico è impegnato da tempo in una difficilissima battaglia per la tutela del diritto alla salute, contro l’inadeguatezza del presidente Musumeci, dell’assessore Razza e di tutta la dirigenza Asp di Caltanissetta. Mancuso – aggiunge Di Cristina – non pensi che conversioni dell’ultima ora possano fare dimenticare le responsabilità che ha pienamente condiviso con la destra che governa da tre anni la regione Sicilia. I nisseni non si faranno prendere in giro dalla sua propaganda”. Il Pd conferma la linea dura, ribadendo che la “cura” Caltagirone non è affatto servita, aprendo squarci enormi anche sulle inefficienze nella gestione dell’emergenza Covid.

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