Di Maria ucciso in un appartamento a Genova, chiesti diciannove anni per Vincenzo e Guido Morso

 
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Sono diventate definitive le condanne ai Morso

Gela. Vanno condannati a diciannove anni di reclusione ciascuno. Per il pm della procura di Genova Alberto Landolfi ad uccidere il ventottenne Davide Di Maria, in un appartamento della zona di Molassana, furono il gelese Vincenzo Morso e il figlio Guido, a processo davanti alla corte di assise del tribunale ligure. Il giovane venne trovato morto nel settembre di due anni fa. Fatale sarebbe stata una coltellata, anche se la lama non è mai stata trovata. Per il pm, padre e figlio si sarebbero recati all’appuntamento già armati e Vincenzo Morso, da anni ritenuto referente di cosa nostra gelese a Genova, appena arrivato sul posto avrebbe iniziato a fare fuoco. La condanna, ad otto anni e quattro mesi di reclusione, invece, è stata chiesta per un altro imputato Marco N’Diaye, accusato solo di spaccio di droga e del possesso di una pistola. In quell’appartamento, stando alla ricostruzione dell’accusa, ci sarebbe stato un vero e proprio regolamento di conti. I Morso non volevano perdere le piazze di spaccio, contese dal gruppo di N’Diaye e Di Maria.

L’omicidio Di Maria. Nel corso del dibattimento, il pm ha esteso l’accusa di omicidio anche al sessantenne Vincenzo Morso. Inizialmente, solo il figlio Guido rispondeva di questo capo di imputazione. La decisione del magistrato ha consentito alle difese di optare per il rito abbreviato. Verrà invece giudicato con il rito ordinario un altro imputato, che quel giorno si trovava nell’immobile di Molassana, si tratta del colombiano Cristian Beron, ritenuto responsabile solo di spaccio. Gli imputati, anche in fase di indagine, si sono spesso accusati a vicenda. Nelle prossime udienza, toccherà alle difese replicare.

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