Disegno politico ben definito contro il meridione: da colonizzatore a colonizzato

 
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Lapide del massacro di Pontelandolfo e Casalduni

Gela. In questo mondo, dove la cultura spadroneggia nello scibile umano, possiamo avere la possibilità di valutare oggettivamente i fatti storici prima e dopo l’invasione voluta dai piemontesi per liberarci dai tiranni Borboni? o dobbiamo dubitare dell’invasione colonizzatrice dei piemontesi?

Prima del gesto benevole e disinteressato dei nordisti, il Regno delle due Sicilie non soffriva del processo migratorio, viveva tranquillamente nei propri paesi, non navigava nell’oro o nel benessere totale, ma non sentiva la necessità di trasferirsi in altre zone del mondo allora conosciute. Questo  ci è permesso di sostenerlo senza suscitare reazioni da parte dei sostenitori della politica Sabauda?  Subito dopo l’occupazione dei popoli del nord, che i sostenitori definiscono pacifica e per il bene dell’unità d’Italia, per il sud cambia tutto: inizia la leva obbligatoria (prima non esisteva), e non stiamo a ricordare Bronte in Sicilia, l’arruolamento dei giovani meridionali della durata di 8 anni, nasce la legge Pica (per combattere i briganti), l’emigrazione in massa del popolo del sud, verso zone del mondo più ricettive.

Ci è permesso chiederci perché il nord fino al 1860 era obbligato ad emigrare nelle Americhe del sud,  forse  perché i loro governanti non erano nelle condizioni di mantenere un tenore di vita decente, perché le dominazioni straniere erano ancora predominanti? Sicuramente non abbiamo bisogno di fornire dimostrazioni particolari per asserire che un popolo dominato sta peggio di un popolo libero e autogestito.

Comunque, subito dopo l’invasione dei nordisti tutto cambia, il sud costretto a lasciare i propri territori e chiedere asilo nel mondo, fermando tutte le sue attività produttive, ne esistevano tante anche se di breve durata, alcune resistettero molti anni ma alla fine dovettero chiudere, per incuria dei meridionali, mi chiedo, o forse per un  disegno politico ben definito, per fare crescere e sviluppare il nord?

Possiamo credere che i meridionali con l’unificazione siano diventati tutti imbecilli? Il nord cresce. Il sud perisce.

Ogni attività produttiva deve chiudere i battenti a cominciare dalle banche che miracolosamente sono concentrate solo al nord, per finire con le attività produttive che si sono sviluppate solo ed esclusivamente oltre la città di Napoli. A noi sorge il dubbio che sia l’attuazione di un disegno politico ben definito da popolo colonizzatore a popolo colonizzato e mentre il nord si appresta a ripopolare le proprie terre e si avvia  a divenire una regione industriale a livello europeo che si permette di asserire che non vuole affittare le sue case di abitazione ai meridionali perché terroni e ignoranti, il meridione precipita sempre più nel baratro.

Per dire queste cose non abbiamo bisogno di consultare soloni storici quali Alessandro Barbera o Indro Montanelli, ci è bastato ascoltare in televisione alcune affermazioni del direttore Mieli che nel suo discorso sosteneva che il nord ha un grosso debito nei confronti del sud, non  abbiamo avuto occasione di chiarire di che debito si tratta, mentre  Massimo D’Alema asseriva, in un suo discorso da superuomo, categoricamente che la questione Meridionale è semplicemente strumentale e a sostenerla sono solo i nostalgici dell’indipendenza regionale e dello sfascio dell’Italia unita.

Mentre il filosofo Alessandro Barbera, piemontese, sostiene che a Fenestrelle (luogo di villeggiatura e non fortezza militare dei Savoia) morì un solo militare meridionale e che i morti di Casalduni e Pontelandolfo non superano le 4 unità, già è tanto sostenere l’esistenza di questi luoghi danneggiati, che è il nostro obiettivo.

Se poi ascoltassimo Diego Fusaro, altro giovane filosofo piemontese ci convinceremmo che i guai recati al sud dagli uomini del Pò e dintorni , non furono pochi, solo che questo dovremmo dimostrarlo con la lettura di storici di regime che hanno scritto la storia attuale falsa e diseducativa. Noi, per essere in linea con la cultura attuale, dobbiamo solo dire che nel meridione regnava l’ignoranza, la fame assoluta come viene dimostrato dal siciliano Giovanni Verga e da tutta la cultura meridionale e che al nord regnava la ricchezza e la cultura scolastica ai massimi livelli, solo perché i regnanti dominanti, essendo bravi e gentili, si sono prodigati a fornire loro ogni assistenza economica e sociale di primo livello.

Ma ciò non risulta vero nemmeno all’idiota più incallito della terra, perché i martiri del rinascimento sono tanti e decantati amorevolmente da tutti gli uomini di quel periodo. Ci dobbiamo solo dimenticare che i popoli dominanti dell’Europa sostennero che l’Italia del nord, era solo una espressione geografica. Qui non dobbiamo dimostrare niente a nessuno in quanto l’argomento è trattato dagli storici venduti al sistema e noi lo constatiamo pedissequamente da parte di tutti i presentatori delle televisioni Italiana, gli speaker sono felici di leggere i dati statistici, forniti dalI’Istat, sul tenore di vita degli italiani, non esiste una città meridionale nei primi 87 posti, viva l’Italia colonizzatrice.

Altro avvenimento degno di rilievo, che non necessariamente ha bisogno di dimostrazioni particolari, sono i fatti che si sono verificati nel 1898 in occasione dello sciopero del rincaro del pane a Milano, dove il generale Bave Beccaris prese a cannonate i manifestanti (qui gli storici moderni troveranno tante giustificazioni). I morti furono 120, i feriti 450 e gli arrestati 2000 (inconfutabili perché è scritto in tutti i testi scolastici). Il re Umberto I, valutando il numero esiguo dei morti, si congratula con il generale ma l’anarchico Bresci, che non la pensava alla stessa maniera, lo punisce con la morte, gli succede Vittorio  Emanuele III.

Per non dimenticare ricordiamo i fatti del 19 ottobre del 1919, siamo sempre sotto il dominio dei Savoia (viva i Savoia!), dove in Sicilia i manifestanti chiedevano la ripartizione delle terra ai lavoratori e 16 persone tra Riesi (13) e Gela (3) furono trucidate dalle forze regolari dei Savoia. Niente, di fatto erano briganti. Qui la manifestazione non era spontanea ma organizzata dai sindacati nazionali.

Sempre per ricordare, segnaliamo i bombardamenti delle forze del generale Cialdini che massacrò a Gaeta civili e forze Borboniche. Il Gen. Cialdini, decorato dai Savoia, aveva causato tante stragi nel meridione che si era ribellato alle forze dei Savoia. Viva i Savoia a morte i Borboni con il suo re bomba, ma per dimostrare il numero dei morti durante il periodo dell’invasione delle forze regolari dello Stato nel meridione d’Italia, dovremmo apportare chiarimenti incontrovertibili ai nostri censori storici moderni (basta sostenere però che dall’alto cadevano barrette di cioccolato), non per uccidere ma per sfamare il popolo del sud, allora tutto è regolare. Noi vogliamo dimostrare, soltanto, l’esistenza degli avvenimenti accertati nei luoghi del disastro (Giordano Bruno Guerri “Il massacro del sud”), sul numero dei morti, sarà il lettore a rendersene conto.

Per quanto scritto nei libri di testi scolastici non cercheremo nessuna dimostrazione, ma ricordiamo che tutti gli avvenimenti che si sono succeduti tra il 1900 e il 1914 provocarono all’Italia del nord un posto tra le nazioni industrializzate dell’occidente che coincise con la presidenza del consiglio di Giovanni Giolitti piemontese e grande statista come Cavour. In Italia si diventa personalità importante solo se si è legati a uccisioni di massa o si è legati ad avvenimenti politici poco chiari della storia. Il nostro obiettivo è di prendere coscienza della realtà storica di dove i fatti si sono verificati, sul numero dei morti, sulle persone costrette ad emigrare, sui campi di prigionia dove vennero chiusi, tutti quelli ritenuti briganti, su tutte le attività produttive del sud, anche se piccole ma esistenti nel meridione, su tutti i morti e carcerati, dopo il 1860, noi vorremmo che venissero commentati e discussi apertamente senza nessuna remora da persone oneste e rispettabili. Vogliamo dire da gente non impelagata materialmente o moralmente nei confronti del potere costituito, da uomini liberi e pensanti, che l’Italia ormai unita potrebbe pensare all’esistenza di un meridione che non può essere considerato, ancora oggi, solo come serbatoio di manodopera o come mercato per smaltire i prodotti dei magnati del nord ad un sud che non deve risollevarsi, ma deve solo obbedire.

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