“Donne d’onore”, “droga controllata dai Liardo”: le conclusioni dei pm della Dda

 
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Immagini di repertorio

Gela. Nicola Liardo, dal carcere, e i suoi familiari, avrebbero controllato un giro di droga, alla stregua di una vera e propria organizzazione. I primi accordi, con il catanese Salvatore Crisafulli, li avrebbe presi proprio Nicola Liardo. I due, infatti, per un certo periodo condivisero la stessa cella. Tutti particolari illustrati, nella sua requisitoria, dal pm della Dda di Caltanissetta Claudia Pasciuti. Per l’accusa, al termine dell’istruttoria dibattimentale, è emersa la piena responsabilità degli imputati, a cominciare dallo stesso Nicola Liardo e dai componenti del suo nucleo familiare. Anche i figli e la moglie, per il pm, si sarebbero messi a disposizione, effettuando trasferte a Catania, per ottenere la droga, da rivendere successivamente. Nel gennaio di cinque anni fa, secondo il magistrato si iniziò con circa ottanta grammi di cocaina. Gli imputati, anche nel corso dei colloqui in carcere, avrebbero sempre usato un linguaggio criptico, per evitare che gli inquirenti potessero monitorare le loro mosse. I carabinieri si misero sulle tracce dei Liardo. Gli imputati sono stati tutti coinvolti nell’inchiesta “Donne d’onore”. Il magistrato ha parlato per alcune ore, soffermandosi esclusivamente sulla parte dell’inchiesta che riguardò lo spaccio di droga. Ha anche ricordato come, ad un certo punto, i piani rischiarono di saltare, a causa di pagamenti non onorati. Giuseppe Liardo, figlio di Nicola, non avrebbe dato seguito agli accordi iniziali, mettendo in difficoltà anche il padre. Oltre a Nicola Liardo, sono a processo lo stesso Giuseppe Liardo, Salvatore Raniolo, Monia Greco, Dorotea Liardo, Carmelo Martines, Calogero Greco e Giuseppe Maganuco.

La requisitoria proseguirà, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore. Toccherà anche al pm Davide Spina affrontare ulteriori aspetti, compresi quelli delle estorsioni e delle intimidazioni. Nicola Liardo e gli altri imputati hanno sempre respinto le accuse mosse dai pm dell’antimafia nissena. Per le difese, anche dalle intercettazioni effettuate in carcere non emergerebbero le conclusioni, invece avanzate dall’accusa. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Davide Limoncello, Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Carmelo Tuccio e Maurizio Scicolone.

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