“Donne d’onore”, per droga ed estorsioni chieste cinque condanne: “21 anni a Liardo”

 
0

Gela. Droga ed estorsioni, sempre con una “firma” mafiosa. I pm della Dda di Caltanissetta, Claudia Pasciuti e Davide Spina, a conclusione di una lunga requisitoria (che in parte proseguirà alla prossima udienza per le posizioni di due imputati), hanno chiesto pesanti condanne nei confronti dei coinvolti nell’inchiesta “Donne d’onore”, condotta dai carabinieri. Nicola Liardo, da quanto emerso, nonostante fosse ristretto in carcere, sarebbe riuscito a coordinare un giro di droga ed estorsioni, con la piena collaborazione dei familiari, in libertà. I pm hanno chiesto la condanna a ventuno anni di reclusione per Liardo. Sedici anni e tre mesi, invece, sono stati avanzati rispetto alla posizione del figlio, Giuseppe Liardo, che si sarebbe mosso per la droga e per l’intimidazione ai titolari dell’ex bar “Rouse”, in corso Aldisio, che fu danneggiato a colpi di arma da fuoco. E’ stata invece chiesta l’assoluzione per l’intimidazione all’imprenditore Manuele Mendola, la cui abitazione fu raggiunta da colpi di pistola. Diciassette anni di reclusione sono stati chiesti per un altro imputato, Salvatore Raniolo, che a sua volta si sarebbe attivato per mantenere i contatti con i presunti fornitori della droga, a Catania. Tre anni e tre mesi di detenzione è la richiesta formulata per Carmelo Martines. E’ anche lui accusato dell’intimidazione agli ex titolari del bar di corso Aldisio. Così come per Giuseppe Liardo, è stata chiesta l’assoluzione per gli spari contro l’abitazione di Mendola. Non sono emersi elementi certi per attribuirgli responsabilità. Otto anni è la richiesta delineata per la posizione processuale di Giuseppe Maganuco, ritenuto coinvolto nei fatti collegati al bar. L’assoluzione, invece, è stata chiesta per Calogero Greco. Nel corso della prossima udienza, invece, verranno definite le conclusioni per altri due imputati, si tratta di Monia Greco (moglie di Nicola Liardo) e della figlia, Dorotea Liardo. In base a quanto emerso, si sarebbero messe a disposizione, sapendo del giro di droga.

Durante l’udienza, uno dei legali di difesa, l’avvocato Giacomo Ventura, ha chiesto l’ammissione di una perizia tecnica su alcune intercettazioni, condotte in carcere durante colloqui tra Nicola Liardo e i familiari. Per lo stesso Liardo, che è intervenuto in videocollegamento, la relazione tecnica farebbe chiarezza sull’effettivo contenuto dei colloqui. Tutti gli imputati hanno sempre sostenuto di non essere mai stati coinvolti nel giro di droga o nelle estorsioni, ricostruite dagli inquirenti. Gli investigatori monitorarono l’intero nucleo familiare di Liardo, anche attraverso intercettazioni dei colloqui, in carcere. Toccherà alle difese replicare, con le rispettive conclusioni, davanti al collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Martina Scuderoni e Vincenzo Accardo). Gli imputati sono rappresentati dagli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Carmelo Tuccio e Maurizio Scicolone.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here