Dopo la protesta…i dubbi, Eni al bivio: verrà rispettato l’accordo del 2013?

 
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Gela. Tre impianti in marcia e, ancora, poche certezze rispetto all’immediato futuro della raffineria Eni di contrada Piana del Signore. All’indomani della protesta, durata un mese, contro il piano di ridimensionamento del sito locale, mancano dati chiari rispetto allo sviluppo del progetto Gela e alla paventata ipotesi della bioraffinazione.

“Dopo il rientro in fabbrica – spiega il segretario provinciale della Femca Cisl Francesco Emiliani – è normale che si debbano verificare diversi aspetti. Anzitutto, dobbiamo capire cosa preveda il progetto di bioraffinazione proposto dall’azienda. Hanno scelto d’investire circa due miliardi di euro ma quanti ne verranno utilizzati per la nostra fabbrica? Ovviamente, il cardine di tutto, almeno per noi, è l’avvio della linea 1. Allo stato attuale, sta marciando l’impianto Trecotaf oltre a quello di frazionamento e al parco generale serbatoi. Per il resto, è tutto fermo ad eccezione della logistica in mare”.
Già nelle prossime ore, inizierà un nuovo round d’incontri tra i rappresentanti sindacali del settore chimico di Cgil, Cisl, Uil e Ugl e i vertici locali di Eni. “Sia chiaro per tutti – ammette il segretario della Filctem Cgil Gaetano Catania – il punto di partenza per ogni trattativa è l’accordo del luglio di un anno fa e, quindi, la ripartenza della linea 1. Solo in questo modo, peraltro, si potrà dare una mano all’indotto della fabbrica”.
Oltre ai tanti dubbi sul futuro delle aziende attive nell’indotto, non mancano punti interrogativi anche rispetto ai lavoratori di Riva e Mariani ed Ecorigen. Nel primo caso, sono stati ufficializzati quindici licenziamenti e, per questa ragione, i sindacati hanno chiesto di essere convocati dal prefetto Carmine Valente; nel secondo, invece, tutto dipende dalle scelte del management di raffineria sul fronte della produzione d’ossigeno. “Sarà fondamentale – spiega Maurizio Castania della Uiltec – l’avvio delle manutenzioni necessarie a rimettere in marcia la linea 1 dello stabilimento. Senza questo passo, tutto si farà molto più complicato”. Mentre la caldaia G 500 rimane l’unica in attività, gli stessi operatori del diretto sono in attesa di decisioni dai vertici del cane a sei zampe.
“Allo stato attuale – conclude il segretario dell’Ugl chimici Andrea Alario – i lavoratori del diretto sono tutti rientrati in servizio. Stiamo per iniziare un percorso di trattativa che dovrebbe concludersi entro il 15 settembre. Non ci sono alternative dal nostro punto di vista, la base di riferimento era e rimane l’accordo del luglio di un anno fa e la ripresa della piena attività di raffinazione”. Alla porta, in attesa di capire quale futuro verrà tracciato, rimangono i quasi mille operai dell’indotto oltre a quelli da mesi costretti fuori dal ciclo produttivo.

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