Dramma Covid, operaio in Lombardia: “Come in guerra ma io e la mia famiglia non ritorneremo a Gela”

 
2
Cacioppo e la sua famiglia vivono da ormai sei anni in Lombardia

Milano. Da sei anni, insieme alla sua famiglia, vive in Lombardia, in una delle zone più colpite dal contagio del Covid-19. L’operaio gelese Davide Cacioppo racconta di vite completamente stravolte da quanto sta accadendo. “Dico a tutti di rimanere a casa e di rispettare i provvedimenti del governo – spiega – la situazione è molto grave. Nella zona dove vivo, da pochi casi siamo poi passati ad una vera e propria epidemia, tutto nel giro di qualche giorno. Fino a quando potevamo uscire, io stesso ho visto persone colte da malore in strada. Le ambulanze non si fermano un attimo. E’ come stare in guerra”. In Lombardia si è trasferito per lavoro e ha trovato occupazione in un’azienda elettrostrumentale. Ora, i provvedimenti e i divieti del governo si fanno sentire, in una delle zone ad alto contagio. “Io, mia moglie e mia figlia – continua – non ritorneremo a Gela. Lo facciamo per proteggerci e per proteggere gli altri. Ritorneremo solo quando sarà consentito, avendo la certezza di non esporre nessuno ad un eventuale pericolo. Le fughe di massa non le condivido. Chi ha fatto rientro in città ha dimostrato solo egoismo”.

Attende che il peggio possa passare. “A mia figlia dico sempre che tutto finirà presto – conclude – non posso fare altro per rassicurarla e per allentare il dramma che si vive ogni giorno. Bisogna stare in casa per evitare conseguenze ancora peggiori”.

2 Commenti

  1. Dopo la chiusura della Raffineria del 2015 io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a Ravenna, anche Noi abbiamo deciso di non ritornare a Gela fino a quando non finisce questa pandemia che ci ha costretto a stare chiusi in casa oramai da fine Gennaio, mia Figlia la più grande ha deciso quando ci siamo trasferiti di rimanere a Gela con il suo compagno, il 14/03/2020 ha dato alla luce la nostra prima nipotina, e come tutti sappiamo il primo nipotino e non poter essere vicino a mia figlia nella circostanza che era in attesa e stata molto dura aver preso la decisione di rimanere a Ravenna e non essere presenti nel giorno del parto. Attualmente siamo anche noi in zona rossa speriamo che tutto finisca e poter ritornare a Gela in tutta sicurezza per abbracciare nostra figlia mio genero e conoscere la nostra nipotina che la conosciamo virtualmente. Spero solo che tutta la gente che in questi giorni sono scappati dal nord come questa notte che si mettano in quarantena e avvisano le autorità del loro rientro per il bene dei più deboli e di loro stessi.

  2. Anche noi abbiamo fatto la stessa scelta. Sono un’insegnante di Gela che lavora a Venezia già da qualche anno, con me ci sono i miei figli. Siamo abituati a stare lontane da casa e da mio marito e loro papà… Quando ancora c’era la possibilità di scendere giù, abbiamo deciso di non farlo, per una scelta di responsabilità. Ci sarebbe piaciuto, casa è casa, tuttavia abbiamo scelto di restare in zona rossa( non lo era ancora per tutti) ed è stato un gesto d’amore per i nostri cari che avrebbero rischiato, per la nostra città, per la nostra terra. Ci manca tutto: i nostri cari, la nostra casa, il cibo, la gente che chiacchiera sui balconi…ma resistiamo. Spero solo che questo sacrificio non sarà stato inutile per colpa di pochi, incoscienti, che per puro egoismo e spesso superficialità potrebbero, invece, averlo reso vano.

Rispondi a Virginia Cancella la risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here