Droga a Baracche: Investigatori, “Forte omertà e sostegno a famiglie detenuti”

 
0

Gela. Nessuno, tra gli investigatori impegnati nell’operazione antidroga ribattezzata Baracche, sembra escludere che una parte dei proventi generati dai tanti giri di spaccio possa essere destinata al sostentamento delle famiglie dei detenuti. Una linea confermata anche dal questore di Caltanissetta Filippo Nicastro.

“Gli arrestati – ammette – sono quasi tutti delle nuove leve che, in ogni caso, erano già abbastanza conosciuti nella dimensione locale dello spaccio di droga. Come hanno appurato gli agenti del commissariato, erano in grado di blindare un intero quartiere, in questo caso quello di Baracche. I profitti servono a molti, comprese le famiglie dei detenuti”.
La ricostruzione dei continui passaggi di droga e denaro è stata effettuata attraverso metodi decisamente tradizionali, soprattutto appostamenti e riprese.
“L’interscambio fra tutti i componenti di questi gruppi – spiegano il primo dirigente Gaetano Cravana e il commissario Giuseppe Pontecorvo – era continuo. Abbiamo accertato rapporti fra loro finalizzati proprio a piazzare gli stupefacenti. Non è stato facile muoversi nella zona di Baracche, riuscivano a controllarla in maniera capillare”.
Stando alla ricostruzione fornita dagli inquirenti, c’erano diversi canali d’approvvigionamento. Il ventitreenne Alessio Balbi avrebbe avuto i fratelli Ivan e Antonino Di Bella come punti di riferimento per ottenere la droga da piazzare. Il duo composto da Salvatore Nocera e Marco Gioberti, invece, sarebbe stato rifornito da grossisti sui quali, allo stato attuale, si sta cercando di fare maggiore chiarezza. Non sono da escludere nuovi sviluppi investigativi.
“E’ impressionante la frequenza di reati di questo genere – ammette il procuratore capo Lucia Lotti – stiamo parlando di giovani che, comunque, non si concentrano più sulle estorsioni. Hanno scelto di prendere in mano il business della droga”.
Quartieri chiusi controllati da giovani, spesso consapevoli di essere osservati dalle forze dell’ordine. Non a caso, gli investigatori, tra i tanti episodi ricostruiti, hanno appurato il tentativo di tre degli indagati di eliminare un sistema di registrazione che gli agenti di polizia erano riusciti a piazzare sulla Fiat Panda normalmente utilizzata dal ventitreenne Alessio Balbi.
Baldassare Nicosia e Ivan Casciana, infatti, nel gennaio di un anno fa, intervennero proprio a supporto dello stesso Balbi: individuando il meccanismo di registrazione attraverso uno speciale rilevatore.
Sapevano di essere osservati e, di conseguenza, avrebbero cercato d’impedire qualsiasi ulteriore mossa organizzata dagli inquirenti. Proprio la capillarità della loro organizzazione e l’evidente omertà del contesto cittadino che li circondava, hanno permesso di trasformare alcune vie della zona di Baracche, e non solo, in market della droga.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here