Droga sull’asse Germania-Italia, “Rinzivillo comunicava dalle cabine telefoniche”

 
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Gela. Per i finanzieri del Gico di Roma si sarebbe trattato di un affare consistente, con la droga che si muoveva dalla Germania, per arrivare in Italia, toccando anche altri Stati europei. Misero sotto stretta osservazione il boss sessantenne Salvatore Rinzivillo e i suoi presunti uomini di fiducia per gli stupefacenti, fino poi a concludere il blitz “Cleandro”, una delle costole investigative della maxi indagine “Extra fines”. Anche questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Veronica Vaccaro (a latere Eva Nicastro e Francesca Pulvirenti), uno dei finanzieri che seguì per intero le attività investigative è stato sentito per ore. Ha ripercorso l’atlante del traffico di droga, che sarebbe stato gestito da Rinzivillo, attualmente detenuto sotto regime di carcere duro e per questi fatti già condannato in primo grado, al termine del giudizio abbreviato. Davanti al collegio, invece, ci sono i presunti sodali, soprattutto gli agrigentini che si muovevano tra Italia e Germania (dove già gli inquirenti si erano mossi) e qualche presunto contatto di fiducia, l’altro gelese Riccardo Ferracane, Francesco Doddo, Giuseppe Cassaro, Vincenzo Spiteri e Gabriele Spiteri. Il testimone ha ripercorso le rotte della droga, secondo le accuse gestite da Rinzivillo e dagli imputati. Spesso il boss avrebbe coordinato gli affari direttamente da Roma, dove viveva stabilmente. “Usava le cabine telefoniche per comunicare”, ha detto il finanziere. I suoi punti di riferimento principali, anche per i contatti tedeschi, pare fossero Ivano Martorana e Paolo Rosa, a loro volta condannati in abbreviato. Gli Spiteri e Cassaro avrebbero avuto un ruolo importante nella base logistica tedesca, garantendo contatti e possibili appoggi. Sul territorio locale, invece, si sarebbe mosso Riccardo Ferracane e anche il messinese Francesco Doddo sarebbe stato un contatto importante, secondo gli investigatori addirittura disponibile a fare da ostaggio, come garanzia per una compravendita internazionale di una partita droga. Il finanziere del Gico ha risposto alle domande del pm della Dda di Caltanissetta Nadia Caruso e dei legali di difesa, gli avvocati Flavio Sinatra, Angelo Cafà, Giovanni Lomonaco, Walter Tesauro e Giuseppe Rapisarda.

Gli imputati, già in fase di indagine, hanno sempre escluso di aver stretto rapporti criminali con Rinzivillo per il traffico di droga. Il finanziere ha ancora ricordato l’arresto, in territorio di Niscemi, di un nordafricano, il marocchino trentasettenne Ramzi Said, che nel giugno di sei anni fa venne fermato dai poliziotti. All’interno dell’Alfa sulla quale era a bordo furono trovati dodici chili di hashish e cento grammi di cocaina, nascosti dietro i pannelli degli sportelli della vettura. I contatti con Rinzivillo vennero registrati prima del viaggio e del successivo arresto del corriere, che era in compagnia di due cittadini italiani. Per gli inquirenti, nel tentativo di sviare, nei colloqui i coinvolti avrebbero usato parole a copertura per riferirsi alla droga, “parlavano di farina, formaggi e di una ditta”. Altri testimoni saranno sentiti nel corso delle prossime udienze.

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