Due coniugi trucidati dai killer, sono vittime di mafia: manca il sì del ministero

 
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Gela. Vennero trucidati nell’ottobre di venticinque anni fa. Due coniugi, Custode Incarbone e Santa Agati, del tutto estranei alla guerra in atto tra le famiglie di mafia, freddati dai killer delle cosche locali.

Il no del ministero dell’interno. Da alcuni anni, i tre figli chiedono il riconoscimento dello status di vittime civili della criminalità organizzata. I funzionari del ministero dell’interno, però, con un provvedimento risalente a tre anni fa, dissero no alle loro richieste per “difetto del requisito oggettivo”. Un diniego che ha spinto i tre a rivolgersi, attraverso i propri legali, direttamente ai giudici del tribunale amministrativo di Palermo, chiedendo anche un risarcimento per i ritardi nella conclusione del procedimento. Una sentenza della Corte d’appello di Caltanissetta classificò quell’omicidio come esecuzione di mafia. 

Il Tar è incompetente. Adesso, però, arriva un nuovo stop alle loro richieste. I giudici amministrativi, infatti, con una propria decisione, si sono dichiarati incompetenti a decidere. “Le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata sono titolari – si legge nella sentenza – in presenza delle condizioni di legge, di un vero e proprio diritto soggettivo all’erogazione della speciale elargizione, essendo al riguardo la pubblica amministrazione priva di ogni potestà discrezionale, sia con riguardo all’entità della somma che con riguardo ai presupposti per l’erogabilità, con conseguente devoluzione delle relative controversie alla giurisdizione del giudice ordinario”. Le richieste avanzate dai figli delle due vittime inconsapevoli dovranno, quindi, rivolgersi ai giudici del tribunale ordinario per contestare il no arrivato dal ministero dell’interno. I tempi, quindi, potrebbero ulteriormente allungarsi.

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