Energika difende l’impianto ossidazione rifiuti, “gassificazione a zero impatto ambientale”

 
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La tecnologia predisposta da "Energika" era basata sul processo "two"

Gela. Bomba ecologica o impianto a impatto ambientale zero? Quando si parla di combustione di rifiuti ambientalisti e imprenditori si scontrano. Prima ancora di vedere rilasciate le ultime due autorizzazioni (VIA-VAS) fa già discutere l’impianto di termo ossidazione dei rifiuti che la società Energika realizzerà in area Irsap. Una tecnologia sviluppata a partire dagli anni ’90 implementata e perfezionata nell’ultimo decennio, fino a raggiungere livelli di eccellenza riconosciuti in ambito internazionale.

Non chiamatelo inceneritore

I luoghi comuni e le paure sono comprensibili. Ecco perché Energika, che ha realizzerà quattro impianti in Sicilia (Aragona, San Cataldo-Caltanissetta, Gela area Irsap e all’interno della Raffineria di proprietà Eni) illustrerà alla città i motivi per cui non solo non ci sarà da temere nessun rischio dal punto di vista delle emissioni in atmosfera, ma i vantaggi che creerà l’impianto di termo ossidazione, che prevede un investimento singolo di circa 50 milioni di euro (tutto a capitali privati) e circa 60 posti di lavoro grazie ad una moderna tecnologia di gassificazione che ha il pregio di non inquinare.

“Entro settembre/ottobre faremo un evento informativo – spiega l’ingegner Angelo Tuccio, presidente di Energika – per spiegare la nuova tecnologia a cittadini, giornalisti e operatori di settore. Ritengo che rimarranno sbalorditi dalla semplicità ed efficacia della tecnologia di gassificazione oltretutto senza impatto ambientale. Emissioni? Assolutamente eliminate”.

Il processo prevede la riduzione degli scarti di processo, il riciclo di materiali riutilizzabili, la produzione di energia e risparmio energetico, il basso impatto paesaggistico, la riduzione dei trasporti ed il conferimento in discarica. La tecnologia TWO prevede un processo di conversione termochimica di un liquido o solido in gas combustibile.

In pratica il rifiuto viene conferito nelle celle primarie per essere sottoposto ad un primo trattamento per la trasformazione del materiale dallo stato solido a quello gassoso per essere trasferito nella cella secondaria. Dopo il passaggio nella cella secondaria, il gas finisce in torri di raffreddamento e con l’acqua dai 1000 gradi si otterrà vapore acqueo che alimenta una turbina a vapore per la produzione di energia elettrica.

Previsto il trattamento di 50 mila tonnellate l’anno.

Esiste anche un’altra procedura, più indietro rispetto a quella dell’Irsap, sulla valutazione di impatto per realizzare all’interno dell’area dismessa della raffineria un liquefattore di rifiuti che consente di ottenere biolio e biometano, ed un impianto di Eni con tecnologia Waste to Fuel sempre di trasformazione dei rifiuti umidi in acquosi per arrivare al biolio.

La reazione del senatore del M5S, Pietro Lorefice è però dura. “Siamo di fronte all’ennesimo progetto ad impatto ambientale e sanitario negativo, proprio in un territorio già martoriato da scelte politiche passate, a dir poco scellerate e totalmente contrarie alla tutela della salute dei cittadini. Gela adesso, più che mai, ha bisogno di progetti che guardino al futuro e, quindi, coerenti con l’economia circolare e con il risanamento del territorio”.

6 Commenti

  1. Ci siamo fatti chiudere la Raffineria che dava lavoro a migliaia di persone perché inquinava e ora ci ritroveremo a bruciare munnezza, e ci dicono pure senza emissioni………. ma se fosse così ci sarebbero impianti di questo tipo in Tutto il mondo??? O siamo noi gli sperti come sempre???

  2. Il fatto che questo termossidazione sia costruita da una societa’ Retta dall’ing Angelo Tuccio mi rasserena in quanto persona affidabile e puntigliosa e lo abbiamo visto delle eccellenti prestazioni di quando era presidente del Gela calcio.Credo che lui essendo competente in materia in quanto ingegnere, non farebbe una struttura del genere se solo sapesse che nuocerebbe come alto impatto ambientale, e quindi ne sono convinto anche io ed essendo conscio che ogni citta’ ne dovrebbe possedere una per i propri rifiuti, onde evitare il bissness della spazzatura.

  3. La tecnologia TWO prevede un processo di conversione termochimica di un liquido o solido in gas combustibile.
    conversione termochimica = cambiamendo di stato attraverso il calore e reagenti chimici
    non chiamamolo inceneritore….

    • il problema, od uno dei problemi da comprendere è:
      per generare calore serve bruciare un combustibile da bruciare con l’ossigeno dell’aria. questo combustibile da bruciare, a prescindere da cos’è, crea gas combusti e quindi cade l’affermazione “a zero impatto ambientale”
      poi, bisogna capire quali rifiuti l’impianto produce e deve esodare. poi bisogna capire quanta acqua buona serve al processo e se questo prevede scarichi a mare. poi bisogna capire tante altre cose: chemicals, additivi, olio dei trasformatori, ecc. ecc. ecc.
      noi siamo per la tecnologia, che deve operare nel rispstto delle noramative e delle migliori pratiche ingegneristiche disponibili. affermare lo zero impatto ambientale significa ingannare la gente.

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