Enzo Pepe, convention vibrante

 
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Gela. Sabato scorso è andata in scena e si è conclusa con un’ovazione la convention del dott. Enzo Pepe, candidato alle prossime elezioni regionali.

Dopo i ringraziamenti di rito, Enzo Pepe ha voluto ricordare la figura politica e morale di Nello Musumeci, sottolineando come la sua candidatura fosse la più prestigiosa dell’intero campo politico. Poi è stata la volta dell’on. Giuseppe Ruvolo, coordinatore regionale dell’U.d.c, fra l’altro, uno dei primissimi promotori proprio della candidatura di Nello Musumeci.

Ruvolo ha delineato la storia, i momenti di grande fulgore dell’U.d.c., ma anche l’appannamento che ne è seguito a causa di politiche confusionarie dei leaders di qualche anno fa. Ritrovata l’originaria fisionomia, l’U.d.c ha ripreso a  raccogliere intorno a sé figure di alto spessore politico e, di conseguenza, ma era abbastanza prevedibile, a riscuotere attenzioni e consensi. Brava direttrice d’orchestra è stata Giusy Costanza nel dare il via al prosieguo della Convention dopo che l’on. Ruvolo, impegnato in un altro incontro in quel di Ribera, ha salutato la platea che gli ha tributato un caloroso quanto prolungato applauso. Sono stati, quindi, chiamati al leggio, uno dopo l’altro, il dott. Gaetano Trainito, il direttore della posta centrale Salvatore Di Tavi, l’ing. Ignazio Russo e il giovane neolaureato Giuseppe Adesini.  I loro interventi sono stati, nella forma nonché nella sostanza, piuttosto variegati, ma con un comune denominatore:  fiducia assoluta a Enzo Pepe e al progetto da lui portato avanti. Interventi appassionati, pieni di verve, a tratti infarciti di sentimento, in un caso anche circostanziato. Interventi applauditi  e gratificati con calorosissimi applausi.

Quando è stato il momento del candidato, Enzo Pepe, la platea si è alzata, indirizzandogli uno schioccante applauso. Di cosa ha parlato Enzo Pepe? L’incipit del suo discorso è stato tutto per Edward Luttwak, il quale non finisce di considerare la Sicilia di oggi una potenziale California dell’Europa. Enzo Pepe si è chiesto del perché la Sicilia stenta ad uscire dal pantano in cui annaspa da decine e decine di anni. Pepe si è data e ha dato la sua risposta: una burocrazia lenta e spesso insopportabilmente farraginosa, ma anche politiche poco coraggiose e lungimiranti, quando addirittura non colpevolmente inefficiente e inadeguata (basti pensare che la Sicilia non ha potuto spendere fior di decine e decine di milioni di euro perché non si è tempestivamente e opportunamente dotata di progetti. Una vergogna!) 

Di cosa ha parlato poi Enzo Pepe? Di Turismo e di come la Sicilia, nonostante posta al centro del Mediterraneo, sia piuttosto indietro rispetto a  tante altre realtà del Mediterraneo nella promozione e ricezione dei flussi turistici. Egli ha dato la sua ricetta perché la Sicilia ampli la sua offerta turistica. Nessuno, prima di Pepe, ha mai parlato della promozione del turismo low cost, delle iniziative atte a incoraggiare i cittadini con medio reddito a poter trascorrere la loro vacanza in Sicilia, dell’offrire pacchetti turistici allettanti ai cittadini dei Paesi del Nord Europa, soprattutto a quelli più avanti negli anni perché possano godere dell’inverno mite della Sicilia. Ma, Pepe, si è riservato il diritto di non scendere nei dettagli per non dare a qualche avversario di poter fare il copia e incolla.

Ha parlato anche di agricoltura, un settore che lo vede ampiamente consapevole e conoscitore delle problematiche che lo insidiano. Si è soffermato soprattutto sulle leggi capestro che l’Europa a messo sul groppone dell’agricoltura siciliana, sulla possibilità delle piccole e medie imprese di fornirsi di energia mediante tecnologia concepita per l’autosufficienza, sulla necessità di puntare sull’agricoltura biologica di qualità, sulla filiera corta (coltivazione e confezionamento del prodotto), sulla salvaguardia dei nostri marchi e sulla lotta alla contraffazione dei nostri prodotti. Per la pesca, Pepe è stato piuttosto chiaro: occorre rinegoziare gli accordi europei che, ad oggi, penalizzano fortemente la Sicilia. Sulla questione del porto di Gela, oggi nient’altro che un catino insabbiato, unico misero sbocco marittimo della provincia, bisogna profondere, ha detto ancora Pepe,  tutte le nostre migliori energie perché Gela abbia un porto all’altezza del ruolo che ha ricoperto nel passato, quando era ancora, fino agli anni quaranta del novecento, la seconda flotta d’Italia, dopo quella di Mazzara del Vallo. Infine, Enzo Pepe ha motivato la sua decisione di candidarsi per le regionali perché desideroso di dare il suo contributo perché la provincia di Caltanissetta si scrolli di dosso e definitivamente il ruolo di Cenerentola. Alla fine, ovazione per Enzo Pepe e brindisi augurale.

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