Esposto a pericolosi fumi, a giudizio il titolare dell’azienda: l’operaio chiede 250 mila euro

 
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Gela. Dopo ventitré anni, ha scelto di denunciare. Avrebbe inalato pericolosi fumi di saldatura senza aver mai avuto a disposizione i necessari sistemi di protezione. Colpito da broncopatia. Adesso, l’operaio, rappresentato dall’avvocato Giacomo Di Fede, ha deciso di costituirsi parte civile nel dibattimento avviato davanti al giudice Marica Marino. A processo, infatti, sono finiti in quattro. Si tratta del titolare dell’azienda Smim e di tre operatori della società. Difesi dagli avvocati Davide Limoncello, Flavio Sinatra, Raffaela Nastasi, Vincenzo Cilia e Saverio La Grua, devono rispondere di lesioni colpose. L’operaio, infatti, fu successivamente colpito da una broncopatia cronica: anche per questa ragione, è stato chiesto un risarcimento da 250 mila euro. Il lavoratore, proprio per conto dell’azienda al centro dell’indagine, prestò servizio in diversi cantieri sparsi per la fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Così, nelle segnalazioni arrivate sui tavoli della procura si faceva riferimento a lavori svolti alla centrale termoelettrica della raffineria, nell’impianto coking e in quello clorosoda. Il giudice ha accolto la costituzione di parte civile. I primi testimoni verranno sentiti alla prossima udienza fissata per il 10 marzo.

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