Estorsioni e “affari”, i Rinzivillo a Roma: aperto il dibattimento

 
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Roma. Aperto il dibattimento e i primi testimoni verranno sentiti in aula, il prossimo settembre. Ha preso il via il giudizio davanti ai magistrati del tribunale di Roma, scaturito dal blitz antimafia “Druso”. Per i pm della Direzione distrettuale antimafia della capitale e per quelli di Caltanissetta, il gruppo mafioso dei Rinzivillo aveva ripreso piede a Roma e in alcuni comuni limitrofi, imponendo la messa a posto nel settore dell’ortofrutta all’ingrosso e mettendo nel mirino il titolare di un locale di via Veneto. A tirare le fila, sarebbe stato Salvatore Rinzivillo, fratello dei boss ergastolani Antonio e Crocifisso, che avrebbe ricevuto l’ordine di prendere il comando. A marzo, è stato condannato a quindici anni e dieci mesi di reclusione, al termine del giudizio davanti al gup. Adesso, a processo ci sono gli imputati che non hanno optato per riti alternativi, già rinviati a giudizio proprio lo scorso marzo.

Tra loro, c’è l’imprenditore gelese Santo Valenti, che stando alle accuse avrebbe avuto un ruolo nelle estorsioni decise da Salvatore Rinzivillo. Accuse sempre respinte, attraverso i difensori, gli avvocati Flavio Sinatra e Luigi Cinquerrui. A processo, ci sono inoltre Danilo Cellanetti, Salvatore Iacona, Marco Mondini, Ettore Spampinato, Biagio Ehrler e Arianna Ursini. Tra le parti civili, l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e la Fai, rappresentate dal legale Giuseppe Panebianco, ammesse nel corso dell’udienza preliminare. Lo scorso marzo, il gup ha emesso condanne nei confronti di altri imputati. Sette anni e sei mesi a Paolo Rosa, tre anni e otto mesi per Giovanni Ventura, sei anni e otto mesi ad Angelo Golino, quattro anni e due mesi a Rosario Cattuto, quattro anni e sei mesi a Cristiano Petrone, uno dei carabinieri che si sarebbe messo a servizio di Rinzivillo, garantendogli l’accesso ad informazioni riservate. L’unica assoluzione, il gup capitolino l’ha disposta nei confronti di Francesco Maiorano. L’altro maxi filone d’indagine, ribattezzato “Extra Fines”, verrà valutato dai giudici del tribunale di Caltanissetta.

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