Ex dem e “dissidenti”, le mosse di Di Cristina: il fronte senza colori non è un tabù

 
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Una riunione della direzione provinciale del Pd

Gela. Tra i dem nessuno si sbilancia, almeno per ora. Nelle ultime settimane, comunque, la segreteria cittadina del Pd sta cercando di sondare un perimetro politico che a questo punto saprà molto di centrosinistra, ma aumentato da innesti quasi inevitabili. Per rafforzare una possibile coalizione, non bastano le interlocuzioni nel solo solco del centrosinistra locale. Da quanto emerge, anche se nessuno conferma, il segretario Peppe Di Cristina avrebbe ormai ripreso i rapporti con alcuni ex dem che se ne erano andati contestando proprio la sua gestione del partito. Potrebbe esserci un inatteso riavvicinamento tra la segreteria democratica ed esponenti che negli ultimi anni in città hanno tentato la carta di Sicilia Futura. In questa fase, si cercherà un nuovo dialogo ma l’ipotesi di un centrosinistra ricostituito è tutt’altro che campata in aria. Di Cristina, seppur a denti stretti, non ha mai negato di guardare con interesse al tavolo coordinato dall’altro dem Giacomo Gulizzi, ma al quale partecipa anche una parte del sindacato insieme a rappresentanti dell’area moderata. Ad inizio settimana, a quel tavolo si sono seduti i “civici” che hanno sottoscritto la carta d’intenti. Tra i ranghi di Un’Altra Gela, di GelaPunto, dell’Unione dei Siciliani e di Una Buona Idea l’opzione di una coalizione civica è in cima alla lista dei “desideri” politici. Sicuramente, al tavolo alternativo un obiettivo se lo sono posti, mettere su una coalizione che faccia a meno dei partiti e dei relativi simboli. Gulizzi e gli altri aderenti al tavolo programmatico sanno anche che l’apporto del Pd potrebbe rivelarsi cruciale. Se la prospettiva sarà quella di stringere un patto civico, allora anche in casa Pd potrebbero decidere di rinunciare al simbolo. Tanto dipenderà dai nomi che verranno espressi per l’investitura del papabile primo cittadino. Le indicazioni di massima rimangono sempre quelle degli ultimi tempi, almeno rispetto a quanto discusso al tavolo “alternativo”.

L’eventuale scelta di Massimo Catalano non convince i dem che invece potrebbero essere persuasi dal segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice, a sua volta però considerato fin troppo di sinistra dall’area moderata della coalizione in fase di costruzione. Ovviamente, di nomi potrebbero inserirsene altri e forse nel fine settimana il confronto riprenderà. I dem hanno scelto il profilo basso, ma è chiaro che Di Cristina guarda anche a quanto sta accadendo sul fronte teoricamente avverso. Nel centrodestra, l’accordo è lontano e l’enigma del candidato a sindaco rischia di incrinare ulteriormente i rapporti d’area. Sabato scorso, i forzisti hanno decretato una sorta di scissione interna. Gli azzurri che si rifanno alla deputata nazionale Giusi Bartolozzi e all’ex parlamentare regionale Pino Federico non hanno partecipato alla manifestazione del partito, prendendo le distanze dal coordinatore provinciale Michele Mancuso e da quello cittadino Filippo Incarbone. Pare che la questione sia finita all’attenzione dei vertici palermitani, che potrebbero provare a metterci una pezza. Di Cristina parla proprio con i forzisti “dissidenti” e un disegno simile a quello che ha poi condotto alla sfiducia dell’ex sindaco Domenico Messinese non è così irrealistico. Del resto, un fitto dialogo politico tra lo stesso segretario dem e forzisti come Pino Federico e l’ex commissario cittadino Emanuele Maniscalco c’è già stato la scorsa estate, agitando le acque in entrambi gli schieramenti.

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