“Extra fines”, parte appello: difensori attendono la decisione su altri coinvolti

 
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Gela. Dalle difese dei dodici imputati, in apertura, è arrivata la richiesta di un termine, in attesa delle pronunce del tribunale di Gela su uno dei filoni processuali della maxi inchiesta antimafia “Extra fines”. Una posizione difensiva espressa davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, che l’hanno accolta. Si tratta dei legali di altri coinvolti nell’inchiesta antimafia “Extra fines”, condannati dal giudice dell’udienza preliminare, a seguito di rito abbreviato. L’avvio del procedimento di secondo grado, dopo le dure condanne del gup, slitta ad aprile. La decisione più pesante, lo scorso anno, venne pronunciata nei confronti del boss sessantenne Salvatore Rinzivillo, fulcro dell’intera inchiesta. Fu emessa la condanna a venti anni di reclusione.

In base alle contestazioni, Rinzivillo sarebbe riuscito a riorganizzare il gruppo di Cosa nostra, con il comando affidatogli dai fratelli ergastolani Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo. Si sarebbe mosso tra Gela, Roma e la Germania, anche per il traffico di droga. Il gruppo, secondo quanto emerso, avrebbe avuto l’appoggio di qualche insospettabile e di uomini di fiducia. Tredici anni e quattro mesi di reclusione, in primo grado, vennero decisi per l’avvocato Giandomenico D’Ambra, ritenuto molto vicino a Rinzivillo e che avrebbe intrecciato una serie di affari a Roma; dodici anni e dieci mesi di reclusione per Ivano Martorana, considerato braccio destro del boss in Germania, soprattutto per il traffico di droga; undici anni a Gaetano Massimo Gallo e due anni e otto mesi a Giuseppe Flavio Gallo; dieci anni e otto mesi ciascuno a Filippo Giannino, Emanuele Romano, Alessandro Romano, Aldo Pione e Rosario Pione; dieci anni al carabiniere Marco Lazzari e a Rolando Parigi. Tutti i difensori hanno presentato ricorso e questa mattina è iniziato il procedimento di secondo grado. Si attenderà comunque la decisione di primo grado dell’altro filone processuale, attualmente in corso a Gela. I coinvolti sono difesi dagli avvocati Roberto Afeltra, Cristina Alfieri, Giuseppe D’Acquì, Rocco Guarnaccia, Giovanni Lomonaco, Michele D’Agostino, Umberto Goffi, Angelo Pacchioni, Patrizio Mercadante, Domenico Mariani, Giuseppe Minà, Francesco Maggiolini e Pierpaolo Dell’Anno. Parte civile, invece, è uno degli imprenditori che avrebbe subito minacce, assistito dal legale Vittorio Giardino.

1 commento

  1. I controlli della città,e in particolare sui cantieri,dovrebbero essere fatti tutti i giorni da parte di chi è il responsabile addetto, che viene pagato profumatamente dalla collettività. La città è sporca, e non è solo il cittadino che la sporca; è la società addetta alla pulizia che non fa il suo dovere come dovrebbe. Ripeto tocca a noi cittadini ma sopratutto chi è seduto sulla poltrona da responsabile ad
    alzarsi per controllare la città, ci sono in città parecchi sacchetti dimenticati con la fretta di correre per
    finire presto il suo lavoro. Una nota stonata e quella della macchina che spazza parte della città. passa nei posti dove non c’è niente da spazzare, all’angolo del viale Indipendenza con la via Italia , a terra sul marciapiede ci sono parecchie pale di fichi india cadute,nessuno le toglie la macchina non arriva sul marciapiede, e non esiste uno che spazza…………… scusato lo sfogo !!!!!!

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