Fasulo scarica Italiano, “grave assenza”: Pd e opposizione attaccano il sindaco

 
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Gela. Agroverde e il suo presidente Stefano Italiano perdono anche l’appoggio dell’ultimo baluardo, ovvero il sindaco Angelo Fasulo?

Stefano Italiano non si presenta. Dalla seduta monotematica sul caso del maxi progetto fotovoltaico, rimasto al palo da quasi tre anni, emerge forse la prima presa di posizione pubblica di Fasulo contro lo stesso Italiano. “L’assenza del presidente della cooperativa e dei rappresentanti del gruppo – ha detto il sindaco – è veramente molto grave. Abbiamo tutto il diritto di sapere a che punto sono le eventuali trattative. Il termine posto dopo gli ultimi incontri, quello del 5 dicembre, è abbondantemente scaduto”. In questo modo, il sindaco ha stigmatizzato l’assenza in aula dello stesso Italiano che, stando al presidente del civico consesso Giuseppe Fava, era stato ufficialmente invitato a partecipare.

I democratici contro Fasulo e la sua giunta. La messa in mora arrivata da Fasulo, però, non è servita a stemperare gli animi. Buona parte dei consiglieri del Pd presenti in aula ha stigmatizzato senza troppe mediazioni la condotta della giunta sul caso Agroverde. “Se non c’è il presidente Stefano Italiano, cosa siamo venuti a fare in aula? – ha chiesto il consigliere democratico Rocco Giudice – Chi dobbiamo prendere in giro? La politica ha molta responsabilità in tutta questa vicenda”. Assenti i capigruppo dello stesso Pd e del Pds, Giacomo Gulizzi e Giuseppe Collura, i democratici in aula hanno sferzato il sindaco. “Oramai – ha spiegato Enrico Vella – non si parla più del progetto originario, quello del fotovoltaico, ma si fa riferimento addirittura al termodinamico. Ma chi sono questi nuovi investitori? Che ruolo ha l’ex assessore Rinelli in tutta questa vicenda?”. Chiarezza ha chiesto anche l’altro democratico Nuccio Cafà. “Questa vicenda è stata gestita in maniera del tutto superficiale – ha detto – un qualsiasi cittadino che intenda costruire deve avere tutte le autorizzazioni del caso. Per Agroverde, invece, si è chiuso un occhio. Ma dove erano gli assessori della giunta? Non spettava a loro controllare? Nonostante tutto, però, il sindaco li ha promossi e gli ha affidato nuovi settori”.

Colpe amministrative o imprenditoriali? Se per una parte dei democratici la responsabilità è soprattutto amministrativa, per Guido Siragusa dell’Udc le colpe sono, in primis, del gruppo imprenditoriale alla testa del progetto. “Se qualcuno ha preso in giro la città – ha ribattuto – non è certo l’amministrazione. Il nostro compito, al massimo, può riguardare la valutazione sulla pubblica utilità dell’opera ma non possiamo entrare nei rapporti tra il committente, il general contractor e gli eventuali finanziatori. A questo punto, entro dieci giorni, gli uffici comunali devono darci comunicazioni sulla sussistenza delle condizioni che giustifichino ancora la pubblica utilità del progetto. In caso contrario, si dovrà procedere di conseguenza”. Del tutto contrario alla revoca della pubblica utilità del progetto Agroverde si è detto l’esponente di Articolo 4 Terenziano Di Stefano. “Revocando la pubblica utilità – ha precisato – daremmo solo l’ennesimo alibi al presidente di Agroverde e creeremo un danno economico all’ente. Purtroppo, questo consiglio serve a ben poco dato che il sindaco ha deciso bene di lasciare l’aula, confermandosi veramente poco avveduto”. Dure le accuse contro i vertici di Agroverde e in direzione del primo cittadino che, intanto, aveva lasciato l’aula consiliare. Fortissime perplessità sono state mosse anche da Luigi Farruggia del Nuovo Centro Destra, da Gioacchino Pellitteri, Maria Pingo, Santino Giocolano e Antonino Ventura.

La rabbia degli ex proprietari. Davanti ai pochi consiglieri rimasti in aula, è esplosa la rabbia degli ex proprietari che da mesi attendono gli indennizzi previsti dalla legge. “Agroverde non ci ha mai pagati – hanno accusato – il presidente Stefano Italiano si è preso i  nostri terreni senza soldi. Abbiamo perso i terreni ma, allo stesso tempo, dobbiamo ancora pagare l’imu e tutte le altre tasse. Non c’è ancora un esproprio e, addirittura, continuiamo a pagare anche per abitazioni oramai distrutte”. Tra vecchi e nuovi investitori, comunque sempre rimasti nell’ombra: l’ennesimo consiglio comunale sul caso si è soprattutto trasformato in un confronto politico a pochi mesi dalla fatidica scadenza elettorale. I proprietari senza più alcuna proprietà continuano ad attendere che i soldi dovutigli possano arrivare. “Ho subito la perdita del mio terreno – ha spiegato in aula uno di loro – avrei diritto a 170 mila euro. Agroverde, fino ad oggi, me ne ha versati mille”.  

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