“Favori” agli imprenditori e rapporti con il gruppo Alfieri, in aula l’inchiesta che portò all’arresto del maresciallo Primo

 
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Gela. Per quasi tre ore, è stata ricostruita la base essenziale dell’intera indagine che nel maggio di due anni fa portò all’arresto, tra gli altri, del maresciallo dei carabinieri Giovanni Primo. La ricostruzione dell’inchiesta. Davanti al collegio penale del tribunale composto dal presidente Veronica Vaccaro, affiancata dalle colleghe Marica Marino e Silvia Passanisi, è iniziata l’attività istruttoria. Nel corso dell’udienza, a rispondere alle domande dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta è stato uno degli investigatori che ha seguito per intero l’indagine. Tra le accuse, ci sono quelle di associazione mafiosa, estorsione, accesso abusivo a dati riservati, falsa testimonianza. Il processo si è aperto nei confronti dello stesso Giovanni Primo e di Orazio Spadaro, Ernesto Licata D’Andrea, Angelo e Giacomo D’Andrea, Giuseppe Catania, Andrea Alessi, Roberto Motta, Daniele Russello, Rocco Di Caro e Marco Sassone. Gran parte dell’inchiesta, come ribadito dal testimone, è ruotata intorno allo stesso maresciallo Giovanni Primo, già in servizio al reparto territoriale dei carabinieri di via Venezia. Così, il teste ha messo in luce le presunte pressioni che il carabiniere avrebbe esercitato nei confronti di imprenditori ed esercenti locali, pronti ad accontentarlo anche con buoni carburante e specialità di pasticceria. Il carabiniere, in cambio, avrebbe in diverse occasioni cercato di aggiustare eventuali emergenze: dalle vertenze lavorative avviate ai danni degli esercenti a lui vicini e fino ai pedinamenti in favore di uno degli imprenditori finito a sua volta a processo. Dalle indagini, inoltre, emerse un presunto collegamento tra il militare e il gruppo criminale vicino al boss Peppe Alferi. Sarebbero stati ricostruiti diversi episodi. A Giovanni Primo si sarebbero rivolti anche i proprietari di auto o mezzi pesanti fatti sparire dagli Alfieri. In sostanza, chi veniva colpito era portato a chiedere la mediazione del carabiniere pur di riottenere quanto rubatogli. Nel giudizio, si sono costituiti parti civili l’ex dipendente di uno degli esercenti a processo, il Ministero dell’Interno e quello della Difesa con gli avvocati Giusy Ialazzo, Davide Limoncello e Giuseppe Laspina. Nel pool di difesa, invece, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Angelo Licata, Maurizio Cannizzo, Fabrizio Ferrara, Nicoletta Cauchi. Si ritornerà in aula il prossimo 25 maggio per il controesame dell’investigatore sentito in aula. 

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