Femmina Morta, per Cga è illogico diniego al completamento di un’opera edilizia: “Ricorso va accolto”

 
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Gela. Una “macroscopica illogicità”. Così si è espresso il Consiglio di giustizia amministrativa sul ricorso straordinario al presidente della Regione avanzato dalla proprietaria di un fondo, a Femmina Morta. Diversi anni addietro, seppur in maniera non regolare, iniziò a costruire le fondamenta per un’abitazione su due piani. Successivamente, avanzò richiesta di sanatoria, per poter completare il progetto. Gli uffici comunali, però, hanno dato parere favorevole per i manufatti già realizzati, ma rilasciando diniego invece per le opere di completamento. La proprietaria ha proposto ricorso al presidente della Regione e per il Cga va accolto, come chiesto dai legali Andrea Carafa e Rocco Cutini. Oltre all’annullamento del diniego a costruire in sanatoria rilasciato dal Comune, i legali hanno chiesto una decisione analoga per il decreto dell’assessorato regionale che approva le revisioni del Prg, trasformando l’area dove sorge la proprietà da edificabile ad agricola. Il Cga conferma che il ricorso è da accogliere, con il primo motivo che “assorbe” tutti gli altri.

“L’amministrazione, relativamente alle opere riguardanti lo stesso edificio, da un lato, esprime parere favorevole per quelle già realizzate, costituenti «strutture portanti», sussistendo la cosiddetta “doppia conformità”, dall’altro, «comunica il diniego limitatamente alle opere di completamento». Sul punto la ricorrente, avendo evidenziato che «il Comune di Gela, ha autorizzato la sanatoria delle strutture portanti già realizzate […] precludendo, tuttavia, la possibilità di ultimare l’opera progettata», perviene alla condivisibile conclusione che «il risultato di questa contradditoria decisione è che, ad oggi, risulta assentito un manufatto il quale, pur essendo definito nei suoi tratti essenziali, è completamente inutilizzabile». Il collegio rileva che sussistono notevoli perplessità sulla natura dell’atto adottato dall’Amministrazione, allorché la sua volontà appare contraddittoriamente ispirata al raggiungimento di risultati diversi e fra loro contrastanti, il cui definitivo esito postulerebbe, invero, il mantenimento di una struttura incompleta, in contrasto con la ratio delle norme che attribuiscono ai Comuni i poteri di vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia, al fine di consentire lo sviluppo armonico del territorio. L’impugnato diniego, invero, assume la natura di “atto a contenuto plurimo” con il quale l’amministrazione, in parte accoglie l’istanza di sanatoria e, in parte, la respinge, il cui risultato (mantenimento delle strutture portanti) postula l’irrazionalità della scelta”, così si legge nelle conclusioni del Consiglio di giustizia amministrativa.

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