Figlio in comunità ma non ha minacciato le assistenti sociali: assolta una donna

 
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Gela. Nessuna minaccia a tre assistenti sociali in servizio a Palazzo di Città e assoluzione per l’imputata. In base al dispositivo letto in aula dal giudice Antonio Fiorenza, “il fatto non sussiste”.

Si è chiuso in questo modo il giudizio di primo grado nei confronti di Rosaria Romano, accusata di aver minacciato di morte tre assistenti sociali, competenti nel caso del figlio minorenne trasferito in una struttura protetta.
Stando alle accuse, la donna avrebbe minacciato le assistenti sociali nel tentativo di ottenere un provvedimento che permettesse al figlio di lasciare la comunità. Contestazioni ritenute del tutto infondate dall’avvocato Carmelo Tuccio, legale di fiducia dell’imputata. “Non ci sono neanche i presupposti delle minacce – ha detto l’avvocato – anche perché le assistenti sociali comunali non hanno competenza in materia di permessi per i minori sottoposti a misure personali. Inoltre, non sono state fornite prove delle minacce di morte rivolte alle parti offese”.
In base alle indicazioni fornite in aula dalle stesse funzionari di Palazzo di Città, l’imputata le avrebbe minacciate di morte qualora il figlio non fosse riuscito a lasciare la comunità protetta all’interno della quale era stato trasferito.
Alla fine, il giudice Fiorenza ha accolto la linea di difesa mentre il pubblico ministero Francesco Spataro ha chiesto la condanna a otto mesi di reclusione, con pena sospesa.

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