Figlio minore doveva sgozzare agnello per un “rito”, padre a processo: animale dato alle fiamme

 
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Gela. La ricostruzione condotta dagli investigatori è inquietante. L’uomo finito a processo davanti al giudice Antonio Fiorenza avrebbe costretto uno dei figli, affetto da una grave patologia, a sgozzare un agnello. Una sorta di rito, che secondo l’imputato avrebbe consentito al bambino di superare la sua condizione. Un racconto confermato in aula sia dall’ex moglie che da un’altra figlia, presente al momento dei fatti. L’agnello sarebbe stato appositamente acquistato. Il bambino, impaurito da quanto stava accadendo, non riuscì a dare seguito a ciò che gli indicava di fare il padre. Sarebbe stata la figlia più grande, preoccupata dall’eventuale reazione del genitore, a proporsi di farlo, ma venne sonoramente redarguita. Il racconto è stato reso in aula dai testimoni, che hanno risposto alle domande del pm Gesualda Perspicace. L’imputato è difeso dal legale Maria Concetta Di Stefano. L’ex moglie, madre dei minori costretti a partecipare al presunto rito, è parte civile, con l’avvocato Giovanna Cassarà. L’accusa che viene mossa all’imputato riguarda l’uccisione dell’agnello.

Da quanto emerso, infatti, visto che il figlio restò molto turbato dall’accaduto, senza riuscire ad usare il coltello per sgozzarlo, sarebbe stato il padre a dare fuoco all’animale. L’agnello, cosparso di benzina, venne dato alle fiamme, sempre davanti ai figli. La difesa ha messo in dubbio la ricostruzione dei fatti e altri testimoni verranno sentiti nel corso delle prossime udienze.

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