File sequestrati, la foto con il figlio del boss, incontri Giugno-Barberi: l’ombra mafiosa sul voto

 
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Uno degli incontri di Giancarlo Giugno monitorato dagli investigatori

Gela. Gli incontri in aperta campagna tra il boss niscemese Giancarlo Giugno e quello gelese Alessandro Barberi, i presunti condizionamenti mafiosi sul voto che sette anni fa portò alla vittoria di Francesco La Rosa ma anche le frequentazioni di alcuni esponenti dell’allora giunta comunale. Sono tanti i particolari emersi nell’esame reso da uno degli agenti della squadra mobile di Caltanissetta che ha seguito praticamente in ogni fase l’inchiesta “Polis”, incentrata sul presunto condizionamento dei clan nella tornata del 2012 a Niscemi, quando fu lo stesso Francesco La Rosa ad entrare in municipio. Per i pm della Dda di Caltanissetta, in aula con il magistrato Luigi Leghissa, cosa nostra niscemese e gelese avrebbero sostenuto la corsa del gruppo politico a supporto della candidatura di La Rosa. Ma da quanto emerge, gli approfondimenti sarebbero stati condotti anche sulle amministrative di due anni fa che poi hanno condotto alla vittoria dell’attuale sindaco Massimiliano Conti, che lasciò la giunta La Rosa della quale faceva parte. “Tra i file sequestrati nel computer di Calogero Attardi – ha detto il poliziotto – abbiamo trovato un documento elettorale che riguardava Daniele Cona. Attardi, pur avendo deciso di non ricandidarsi alle amministrative del 2017, lo appoggiava. C’era anche un elenco di dipendenti dell’azienda Tia con l’indicazione di biglietti di andata e ritorno, probabilmente prenotati per consentirgli di votare e poi ritornare nelle sedi di lavoro”. I pm della Dda di Caltanissetta, i poliziotti della mobile nissena e quelli dei commissariati di Gela e Niscemi ritengono che nella tornata elettorale di cinque anni prima ci sarebbero state assunzioni dietro presunti voti a sostegno della candidatura di Attardi. “Alla Tia – ha spiegato il testimone – già da marzo del 2012 e fino al luglio successivo vennero assunti più di sessanta operai niscemesi”. Tra gli imputati, oltre al gelese Calogero Attardi, che fu il candidato più suffragato al consiglio comunale nelle amministrative del 2012, c’è il padre Giuseppe, tra i responsabili dell’azienda che avrebbe proceduto alle assunzioni. L’inchiesta “Polis” prese il via seguendo le mosse di Giancarlo Giugno, a sua volta imputato in un procedimento parallelo, e Alessandro Barberi, che invece non è stato coinvolto nell’indagine. “Il gruppo della mobile che segue le vicende di Niscemi si concentrò su Giugno – ha spiegato l’investigatore – quello che si occupa di Gela, invece, iniziò a monitorare Barberi, subito dopo la sua scarcerazione. Un primo incontro l’abbiamo ripreso all’interno di un ovile della famiglia di Fabrizio Rizzo, era il dicembre del 2011. Poi, siamo riusciti a ricostruire quello in una masseria di Timpazzo e un altro incontro sulla sp 10 nei pressi di Ponte Olivo. Alla Gela Imballaggi invece Barberi incontrò Alberto Musto e Fabrizio Rizzo”.

A processo, oltre a Francesco La Rosa e ai gelesi Calogero Attardi e Giuseppe Attardi, ci sono Salvatore Mangione, Giuseppe Mangione, Francesco Alesci, Francesco Spatola. Nel corso dell’inchiesta, venne approfondito il cambio in giunta che garantì la nomina assessoriale a Calogero Attardi e a Giuseppe Vincenzo Giugno. Divennero assessori prendendo il posto di Massimiliano Conti e Massimiliano Ficicchia. “I due nuovi assessori – ha proseguito il poliziotto della mobile – subito dopo l’insediamento subirono atti intimidatori. Ci furono gli spari contro l’auto di Giugno, alcuni tentati furti sempre ai suo danni e la bottiglia con della benzina ritrovata nell’androne dell’abitazione di Attardi. Abbiamo ipotizzato che fossero dei messaggi che l’associazione gli mandò perché non avevano ottemperato alle richieste”. Nel corso delle verifiche, successive all’elezione di La Rosa e alla formazione delle sue giunte, vennero passati in rassegna i rapporti parentali degli assessori. “Valentina Spinello – ha spiegato – è cugina acquisita di Francesco Alesci, l’autista di Giancarlo Giugno. Giuseppe Vincenzo Giugno invece frequentava Francesco Spatola e abbiamo ricostruito suoi contatti telefonici con Francesco Cantaro”. Gli inquirenti seguirono le fasi della campagna elettorale, acquisendo informazioni dai comizi tenuti in città. “Rosario Crocetta, Giuseppe Lumia e l’altro candidato Giovanni Di Martino – ha proseguito – hanno parlato pubblicamente di voto di scambio”. Il boss Giancarlo Giugno è sempre stato sotto osservazione. “Nell’ottobre del 2011 – ha detto ancora – capeggiò una protesta alla quale partecipava il movimento dei Forconi, contro la decisione dell’allora sindaco Di Martino che aveva vietato la riapertura di una strada”. Dopo il sequestro di file e materiale informatico nella disponibilità di Calogero Attardi, i poliziotti si sono soffermati anche su alcune foto. “Ne abbiamo trovata una che ritraeva Attardi e il padre insieme a Giuseppe Giugno, figlio di Giancarlo”. Per il difensore degli Attardi, l’avvocato Flavio Sinatra, i rapporti tra l’ex assessore gelese e i figlio di Giugno sarebbero però da collegare al fatto che entrambi frequentavano l’università Kore di Enna, anche nel periodo che vide Attardi candidarsi al senato accademico. “Non ci risultano indagini sul figlio di Giugno – ha precisato il testimone rispondendo alle domande del difensore – dichiarazioni di Giancarlo Giugno su Rosario Crocetta? Che io sappia in questo procedimento, no”. Gli altri difensori hanno però sottolineato come molti dei presunti rapporti tra alcuni degli imputati ed esponenti politici dell’allora giunta La Rosa si riferirebbero solo a frequentazioni pubbliche e a lontani vincoli di parentela. Nuovi testimoni verranno sentiti davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere i giudici Marica Marino e Tiziana Landoni). Il Comune di Niscemi è parte civile con l’avvocato Massimo Caristia. Gli imputati invece sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Maria Concetta Bevilacqua, Gino Ioppolo, Giuseppe D’Alessandro, Rocco Di Dio e Claudio Bellanti.

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