Fine quarantena mai, l’Asp nega i tamponi a chi sta bene ma è rientrato dal nord

 
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Gela. Quarantena prolungata a data da destinarsi. La colpa è di un sistema incapace a gestire l’emergenza coronavirus. Mancano i tamponi. Un azzardo pensare di effettuarli a chi gode di un perfetto stato di salute. Eppure l’ordinanza ministeriale lo impone a tutti i cittadini rientrati dalle regioni del nord, come Lombardia e Veneto, dopo il 14 marzo. Sono molti i lavoratori che hanno segnalato agli organi competenti sia il loro arrivo che l’inizio del periodo di isolamento per evitare un eventuale contagio ai propri cari. Adesso, il periodo di quarantena è giunto alle porte ma l’isolamento potrebbe continuare per l’impossibilità di effettuare il tampone rinofaringeo.

“Mancano i tamponi – ammette un addetto del servizio telefonico 0934.559955, centralino di pronto intervento messo a disposizione dell’Asp di Caltanissetta per segnalare le emergenze – Ci occupiamo di segnalare i soggetti che finiscono la quarantena – spiega l’operatore – per gestire l’eventuale fine isolamento. Dipende da alcuni fattori, come lo stato di salute, purtroppo, al di là dell’ordinanza nazionale, siamo a conoscenza della carenza di tamponi”. Sono queste le parole che hanno gettato nell’angoscia molti lavoratori gelesi che, pur non avendo alcuna patologia, sono colpevoli di essere dovuti rientrare in città dopo il 14 marzo. Adesso rischiano di pagare un prezzo ancora più alto della stessa emergenza, con una condanna mai sentenziata che impone l’isolamento senza una data di scadenza.

“Domenica finirò il periodo di quarantena – spiega un lavoratore – dovrò quindi sottopormi a tampone rinofaringeo. Purtroppo le risposte ricevute da tutti gli organi competenti contattati, anche per comunicare il mio rientro, non sono confortanti. Nessuno riesce a darmi una data certa. Ho telefonato all’Asp cl2, Comune, Regione, Protezione civile, Prefettura, Questura e ai centralini delle forze dell’ordine del territorio. C’è chi parla di mancanza delle scorte dei reagenti – conclude – Se per loro le risorse non sono infinite, figuriamoci per i cittadini che come me sono costretti ad emigrare per sbarcare il lunario. Qualcuno, telefonicamente e senza autorità, ha detto che potrei decidere di tornare a casa. Mi chiedo cosa accadrebbe se cominciassi ad avere sintomi pochi giorni dopo avere riabbracciato tutti i miei famigliari. Spero di ricevere una risposta per mettere la parola fine ad una condizioni paradossale che puzza quasi come una ingiusta detenzione”.

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