Frodi sui centri per migranti, parte giudizio: le indagini sulle cooperative di Biondi

 
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Le indagini partirono dopo una protesta a Manfria

Catania. Slitta a dicembre la prima udienza del giudizio scaturito dall’inchiesta “Blonds”, quella che ha portato i pm della procura di Catania a fare luce su presunti illeciti nella gestione di strutture per migranti. A processo, tra gli altri, c’è l’imprenditore sessantaduenne Pietro Biondi, titolare di centri anche in città. L’indagine dei pm etnei è andata avanti parallelamente a quella condotta dai magistrati gelesi, che hanno coordinato il blitz “Balla coi lupi”, incentrato sulle presunte irregolarità nella gestione della struttura di “Villa Daniela”, a Manfria. Dopo il giudizio immediato chiesto e ottenuto dai pm della procura di Catania, a processo c’è anche la gelese quarantaduenne Gemma Iapichello, ritenuta stretta collaboratrice dell’imprenditore. Le contestazioni vengono mosse inoltre contro Eugenia Hatarzyna Chylewska, Clara Favatella, Giuseppe Foti, Alessandro Giannone, Giuseppe Palumbo, Liliana Pasqualino, Francesca Politi e Francesca Ventimiglia. Un presunto sistema di frodi e irregolarità per l’accesso ai fondi ministeriali e di altri enti pubblici che ha riguardato le società dell’imprenditore sessantaduenne. Questo ipotizzano gli inquirenti, sia catanesi che gelesi.

A “Villa Daniela”, gli ospiti avrebbero ottenuto un trattamento ai limiti, con cibo avariato, indumenti non adeguati e carenze strutturali di ogni tipo. Particolari fatti emergere dagli accertamenti dei poliziotti. Le cooperative avrebbero ottenuto ugualmente i contribuiti ma, secondo le accuse, i soldi sarebbero serviti solo ai patrimoni personali di Biondi, che in passato ha gestito appalti pubblici per conto del Comune di Gela. In attesa delle richieste dei pm gelesi, nel filone catanese sono state revocate le misure cautelari imposte agli imputati, compresa la gelese Iapichello, difesa dall’avvocato Flavio Sinatra. Nel giudizio davanti ai giudici del capoluogo etneo parti civili dovrebbero costituirsi sia la prefettura di Catania sia l’associazione Codacons (con l’avvocato Carmelo Sardella).

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