Fronte della sfiducia cede: Farruggia, Ascia e Giudice, “troppe ambiguità della destra e del Pd”

 
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Ascia e Farruggia

Gela. La scia della sfiducia si è sostanzialmente afflosciata nell’arco di pochi giorni. L’opposizione, spinta anche dal parere negativo dei revisori dei conti al bilancio di previsione, era partita forte spingendo sul pedale della fine anticipata dell’amministrazione Greco. Centrodestra, Pd, M5s, Rinnova, il consigliere Gabriele Pellegrino e l’indipendente Paola Giudice sembravano compatti. Adesso, la mappa cambia, eccome. La grillina Farruggia, il consigliere di Rinnova Alessandra Ascia e l’indipendente Paola Giudice, prendono le distanze da quelle che considerano ambiguità politiche sia della destra che dello stesso Pd. “La città attraversa una profonda crisi economica già da tempo, crisi che sta portando ad una deriva sociale preoccupante. In questo contesto ben preciso, in cui termini come sicurezza, responsabilità e buon senso, diventano parole chiave per il raggiungimento di obiettivi che possano riscattare la nostra comunità, riteniamo sia fondamentale prendere le distanze dal teatrino della politica cui stiamo assistendo. I protagonisti indiscussi – dicono i tre consiglieri – sono il nostro sindaco e la destra, che in città si divide tra maggioranza ed opposizione. Al governo regionale e nazionale, invece, governano insieme come coalizioni di maggioranza. Non si può non rilevare come in città Nuova Dc, Mpa e Forza Italia governino accanto al sindaco Greco, mentre Fratelli d’Italia e Lega siano all’opposizione. Questa spaccatura del centrodestra impone una riflessione sul modo in cui il governo regionale e anche nazionale guardino alla città e alla sua credibilità politica. Riteniamo che queste forze politiche debbano fare chiarezza di fronte alla città”. Ribadiscono che la sfiducia è nata soprattutto intorno ad un bilancio, che con le attuali condizioni non voteranno. “Per noi la mozione di sfiducia è nata, circa due settimane fa, per contrastare un bilancio di previsione, predisposto e approvato dalla giunta Greco, che ha poi ricevuto una stroncatura immediata, con un parere negativo da parte dei revisori dei conti di ben cinquantaquattro pagine. Bilancio per noi da bocciare. Le dimissioni del dirigente preposto proprio al bilancio, la proposta di correttivi inevitabili, la crisi evidente di un’amministrazione che non sembra in grado di trovare strumenti per ovviare ad una crisi finanziaria comunale palese – aggiungono – ci dicono che noi, primi fautori di una possibile proposta di sfiducia basata proprio sulla non adeguatezza del bilancio, abbiamo ottenuto l’obiettivo di garantire che vi sia uno strumento legittimo, come appunto il bilancio, senza gravare ancora una volta sui cittadini, a causa delle scelte sbagliate del primo cittadino”. In sostanza, per Farruggia, Ascia e Giudice, allo stato, qualcosa inizia a muoversi. Tengono a precisare che il passo indietro sulla sfiducia non presagisce alcun accordo con la maggioranza. “Non cerchiamo accordi con questa amministrazione. Lo strumento della sfiducia è una cosa seria e per questo chiediamo ai gruppi politici che hanno firmato la mozione di sfiducia di fare chiarezza rispetto alla posizione politica dei loro referenti regionali e nazionali nei rapporti con l’amministrazione comunale, con la quale, ricordiamo, hanno condiviso e condividono la gestione di questa città”, continuano. Lo stesso vale per il Pd, che Farruggia, Ascia e Giudice non vedono di certo di buon occhio. “Non capiamo, poi, la posizione del Pd, che firma la mozione di sfiducia, con la Lega e Fratelli d’Italia, ad un sindaco che prima ha supportato in campagna elettorale, con il quale ha governato per i primi due anni e cercando sempre un punto di contatto, ma che ora dice di vedere un futuro politico con una coalizione progressista come la nostra, dimostrando ancora una volta una visione politica confusa come quella degli ultimi anni”, dicono ancora. Una messa in mora politica per i dem da parte di chi dovrebbe far parte dello schieramento alternativo a Greco e alla sua amministrazione, anche in vista delle prossime amministrative.

“Concludiamo ribadendo che M5s, Rinnova e l’indipendente Paola Giudice saranno sempre presenti per sostenere l’interesse della città, continuando a fare un’opposizione intransigente di fronte ad atti, come l’ultimo bilancio, assolutamente lesivi per gli interessi della nostra comunità. Pertanto non voteremo in aula questo bilancio – dicono – che riteniamo fallimentare, come fallimentare è la gestione di questa amministrazione che più volte è stata oggetto di note rilevanti da parte della Corte dei Conti, senza, evidentemente, essere corsa ai ripari, evitando il pericolo del dissesto economico che rappresenterebbe l’ultimo colpo sferrato ai danni dei cittadini. La mozione di sfiducia è un atto che va ben misurato perché implica, poi, una scelta politica da parte della Regione sulla gestione commissariale. Gestione di cui non si intravede una direzione chiara a vantaggio dei cittadini. C’è l’assenza totale di una proiezione politica a medio e lungo termine di un centrodestra spaccato sulla gestione locale. Chi afferma il contrario e punta ad una sfiducia al buio nel perdurare di questa confusione politica sta solo cercando facili posizionamenti politico-elettorali, basati su strumentalizzazioni evidenti, nascondendo, probabilmente, dietro il sostegno a questa mozione alleanze già confezionate contro l’interesse dei cittadini”. La sfiducia è sostanzialmente fallita, ancor prima di arrivare in aula consiliare e di fatto M5s, i civici di Rinnova e il consigliere Giudice inaugurano la base di quello che dovrebbe essere una sorta di polo progressista, ma senza il Pd.

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