Furti d’acqua sulla linea Gela-Aragona, chiuse indagini su ventisei agricoltori agrigentini

 
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Immagine repertorio

Gela. Avrebbero approfittato della condotta Gela-Aragona per allacciarsi abusivamente e usufruire di acqua, senza versare alcun canone. Sono tutti della provincia di Agrigento gli agricoltori per i quali la procura gelese ha chiuso le indagini. I pm locali coordinarono un’indagine, che ha toccato quasi esclusivamente il versante agrigentino, con operatori che hanno proprietà anche sul territorio. Si tratta di Gianluca Incorvaia, 38 anni di Licata; Antonino Russo, 60 anni di Licata; Salvatore Russo, 30 anni di Licata; Giovanni Marotta, 47 anni di Licata, Angelo Sferrazza, 54 anni di Licata; Calogero Sferrazza, 56 anni di Licata; Vincenzo Sferrazza, 34 anni di Licata; l’omonimo Vincenzo Sferrazza, 28 anni; Carmelo Sferrazza, 44 anni di Licata; Rosario Galletto, 56 anni di Licata; Giacinto Marzullo, 56 anni di Licata; Bruno Licata, 48 anni di Licata; Raffaele Licata, 58 anni di Licata; Angelo Porrello, 50 anni di Licata; Calogero Ferro, 68 anni di Canicattì; Francesco Truisi, 62 anni di Licata; Enzo Marco Mulè, 50 anni di San Donato Milanese; Giuseppe Natale, 40 anni di Licata; Angelo Lo Brutto, 56 anni di Licata; Antonio Schembri, 53 anni, di Licata; Francesco Incorvaia, 39 anni di Licata; Paolo Giambra, 49 anni, di Licata; Giuseppe Zarbo, 66 anni di Licata; Emanuele Sanfilippo, 50 anni, di Licata; Antonino Broccia Veneziano, 51 anni, di Favara e Angelo Consagra, 50 anni di Licata. La procura potrebbe richiederne il rinvio a giudizio. L’indagine venne ribattezzata “H2o” e consentì di individuare consistenti furti d’acqua. Quattordici coinvolti furono destinatari del divieto di dimora e di quello di accesso alle loro proprietà, tutte in territorio di Butera e Gela. La condotta è nella gestione del sovrambito Siciliacque.

Tra i coinvolti c’è Calogero Ferro, figlio di Antonio, storico capo della mafia di Canicattì. Ci sarebbe stato un operaio che lavorava per conto di Siciliacque che avrebbe informato gli agricoltori. I controlli degli inquirenti furono effettuati anche con droni dall’alto. Proprio da Siciliacque partirono le prime segnalazioni.

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