Furti e “cavalli di ritorno” in città, tre accusati anche di estorsione: chiesto rinvio a giudizio

 
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Gli scooter venivano spesso nascosti in un garage a Scavone

Gela. Non solo l’inchiesta “Cavallo di ritorno”, che ha fatto luce su una presunta banda, attiva nei furti e nelle richieste estorsive per la restituzione di scooter, moto e auto. Le indagini dei pm della procura hanno consentito di ricostruire altri episodi dello stesso tipo. Mezzi rubati che sarebbero stati ricettati, ma anche altre richieste di denaro per la restituzione di ciò che veniva rubato. Davanti al gup del tribunale, sono finiti Gaetano Alferi, Francesco Alma e Salvatore Alma. Si tratta dell’esito di approfondimenti investigativi, legati anche all’inchiesta “Cavallo di ritorno”, che ha poi portato gli investigatori in quello che sarebbe stato il “fortino” dei mezzi sotratti, un garage tra le palazzine popolari di Scavone. I tre imputati, questa volta, rispondo di tre ipotesi di ricettazione e di due casi di presunte estorsioni.

I legali che li difendono, gli avvocati Salvo Macrì e Cristina Alfieri, ritengono che non ci siano elementi di accusa così netti nei confronti dei tre, che non sarebbero collegabili ai fatti ricostruiti dagli investigatori. Per gli imputati, però, i pm della procura hanno chiesto il rinvio a giudizio.

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