Gela torna con Caltanissetta, tradita la volontà popolare e l’Ars si piega a Roma

 
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La volontà popolare è stata ancora una volta tradita.

Referendum, petizioni, centinaia di incontri all’Ars, nei comuni interessati, volantinaggi. Tutto cancellato con un colpo di spugna. Decide Roma. Palermo si piega sulle ex province.

Il sindaco della città metropolitana deve coincidere con i sindaci di Messina, Catania e Palermo. La discussione è approdata alla conferenza dei capigruppo dopo la bocciatura della prima commissione che ha ritenuto che non bastava la volontà popolare di cambiare provincia ma che serviva anche il quadro completo dei debiti e del personale che andrebbero caricati sulla città metropolitana, mettendo a serio rischio l’esistenza di Caltanissetta ed Enna. La Sicilia aveva provato in tutti i modi di fare una propria riforma sulle province avvalendosi della condizione di Regione a statuto speciale, ma ieri, per l’ennesima volta, si è vista frustrata la volontà popolare e la Regione Sicilia ha dovuto piegarsi ai dettami governativi sotto la minaccia di un ulteriore ritardo di quelle risorse economiche necessarie agli enti intermedi siciliani. Da più parti si sostiene che in questi mesi si è perso solo tempo, e che se si fosse applicata subito la Delrio la politica isolana se ne sarebbe uscita a testa alta, mentre adesso tutti si accusano a vicenda.

La Commissione Affari Istituzionali all’Ars oggi ha consumato un agguato mortale alla democrazia partecipata. Sull’altare degli individualismi di velluto è stata immolata la volontà popolare”. Lo ha detto il sindaco Domenico Messinese, commentando la bocciatura in Prima Commissione del Ddl che sanciva il passaggio anche del Comune del Golfo alla Città Metropolitana di Catania. “Ci sentiamo vittime di un subdolo tradimento – ha continuato il primo cittadino – dopo un lungo cammino ad ostacoli tra leggi, delibere consiliari, referendum, norme modificate e convocazioni palermitane inconcludenti. Lo strappo tra deputazione regionale e cittadini è ormai evidente. Non ci arrenderemo neanche davanti a questa scelta scandalosa e chiederemo conto a chi ha responsabilità dirette o implicite”.

Con queste condizioni la Sicilia si avvia ad una seconda Era dei Vicerè”, ha detto Liliana Bellardita di Gelensis populus.

“Proporremo al sindaco di Gela di mettere in campo ogni iniziativa, scegliendo, in maniera concertata, professionalità, che possano difendere la volontà popolare della comunità gelese dinanzi a questo ennesimo scempio e alla politica regionale di poter modificare anche il parametro demografico, necessario per la formazione di nuovi liberi consorzi, auspicando che lo stesso possa essere riportato a 150.000 abitanti, così come era nella prima stesura della legge. Ma già pronostichiamo. “È oramai scontato pensare che l’Ars applichi il principio del debole con i forti colleghi romani e forte verso gli inermi cittadini siciliani, oramai è difficile aspettarsi che questa certezza venga sonoramente smentita, e quindi il nostro auspicio è che si faccia giustizia del percorso fatto per un territorio che ha dovuto scegliere, per la sua libertà e dignità, di aderire alla città metropolitana di Catania. Ci auguriamo, perciò, che, almeno ora, le nostre rappresentanze a qualunque livello difendano la conquista democratica raggiunta dai gelesi, dai piazzesi, dai niscemesi e dai licodiani”.

Maria Ferrara di  Reset.4.0. “La notizia che non ci aspettavamo è che il Governo Regionale ha decretato il ritorno di Gela e Niscemi nel Libero Consorzio di Caltanissetta, Piazza Armerina nel libero Consorzio di Enna e il ritorno di Licodia Eubea nella città metropolitana di Catania. Bocciando i disegni di legge presentati dal Governo centrale che avevano lo scopo di ridefinire i confini delle province, si ammette di conseguenza e senza nessun pudore che la volontà popolare decretata in una calda giornata d’estate (13 luglio 2014) vale assolutamente nulla.

Noi di Reset 4. 0 pensiamo che questa sia un’ umiliazione per il popolo gelese che tanto ha fatto e che c’ha creduto fino alla fine”.

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