Giornalismo d’inchiesta, Lirio Abbate presenta al Bcool beach di Gela “La lista”

 
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Gela. Il giornalismo d’inchiesta esiste e resiste, seppur il prezzo da pagare sia molto alto.

Sono sempre meno gli editori che investono su un giornalismo che scava, scopre e denuncia. Ed i rischi per i giornalisti che fanno della loro professione quasi una mission, sono quelli di rimanere isolati e spesso nel mirino della mala. Lirio Abbate ne è un esempio. Da 10 anni vive sotto scorta. Lo hanno minacciato di morte. Caporedattore a “L’Espresso”,  autore di reportage sulle mafie, corruzione e collusioni fra boss e politici, Abbate è l’autore dello scoop sulla cattura di Provenzano e delle principali inchieste sulle mafie degli ultimi anni. Ha svelato, due anni prima dell’azione giudiziaria, la presenza a Roma di intrecci criminali che sono stati oggetto dell’inchiesta “mafia Capitale”, svelando per primo il potere di Carminati che per questo motivo inizierà a minacciarlo.

Presso la suggestiva terrazza del Bcool beach, all’ora del tramonto (19,30)  la nostra redazione presenta “La Lista: il ricatto alla Repubblica di Massimo Carminati”.

Ne parlano con l’autore Fabrizio Parisi , coordinatore della redazione del Quotidiano di Gela ed il procuratore di Gela Fernando Asaro.

A distanza di tre anni della prima edizione, tornano “I venerdì di cronaca”. Forti di quella prima esperienza e del riscontro di pubblico e consenso della critica ci siamo proposti di organizzare una seconda edizione.

L’evento prevede anche musica live con il maestro Hermano alla chitarra e  giovanissime Sofia Di Dio, Giorgia Parisi e Sofia Trovato e le opere di Robico (Roberto Collodoro), fresco vincitore dello “Street art Trappeto 2017”, il contest dedicato all’arte di strada.

Per la realizzazione di questo evento vanno ringraziati il Bcool beach per la location, l’azienda Amarù (main sponsor), l’Unitelma Sapienza, l’Hotel Sole e la Mondadori Gela.

SCHEDA DELL’AUTORE

LIRIO ABBATE caporedattore a “L’Espresso”, è autore di reportage sulle mafie, corruzione e collusioni fra boss e politici. Nel 2014 Reporters sans frontières lo ha inserito fra i “100 eroi dell’informazione” e nel 2015 a Londra, Index on Censorship lo ha annoverato tra le 17 personalità che nel mondo lottano per la libertà di espressione. Con Peter Gomez ha scritto I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento (Fazi 2007), e con Marco Lillo il libro-inchiesta su mafia Capitale I re di Roma (Chiarelettere 2015). Con Rizzoli ha pubblicato nel 2013 Fimmine ribelli. Come le donne salveranno il Paese dalla ’ndrangheta.

Sotto scorta dal 2007, Abbate è l’autore dello scoop sulla cattura di Provenzano e delle principali inchieste sulle mafie degli ultimi anni. Ha svelato, due anni prima dell’azione giudiziaria, la presenza a Roma di intrecci criminali che sono stati oggetto dell’inchiesta “mafia Capitale”, svelando per primo il potere di Carminati che per questo motivo inizierà a minacciarlo. Un’inchiesta giornalistica avvincente come una fiction e illuminante per capire la genesi di mafia Capitale. Il processo a Massimo Carminati si è concluso il 20 luglio con la condanna a Carminati a 20 anni di carcere dopo 21 mesi e 230 udienze. Per il tribunale capitolino però a “Roma la mafia non esiste”…

 

SCHEDA DEL LIBRO

Chi erano i derubati e come è riuscito Carminati ad impossessarsi di documenti scottanti per ricattare magistrati?

Luglio 1999: Massimo Carminati svuota il caveau della banca all’interno della città giudiziaria di Roma. Un’azione spettacolare: un commando riesce a saccheggiare in tutta calma alcune delle cassette di sicurezza della banca più sorvegliata d’Italia, senza sparare, senza forzare neppure un lucchetto, senza far scattare il doppio sistema d’allarme. Un colpo da 18 miliardi, ma Carminati, allora sotto processo per l’omicidio Pecorelli, non cerca i soldi. Ha in mano una lista di 147 cassette di sicurezza di magistrati, avvocati, funzionari alcuni connessi con i più grandi misteri d’Italia: dalla strage di Bologna alla P2, dal delitto Pasolini all’omicidio Pecorelli, dalla Banda della Magliana a Cosa nostra. Diciotto anni dopo, Lirio Abbate ha trovato le prove dell’esistenza di questa lista e racconta chi erano i derubati e come Carminati è riuscito a impossessarsi di documenti scottanti per ricattare magistrati. Perché il colpo al caveau segna nella storia criminale di Roma un cambio di marcia irreversibile, per i modi con i quali viene messo a segno, i risultati ottenuti e il movente: un grande ricatto allo Stato e alla Giustizia. C’è un filo nero che riconduce tutte le vittime del colpo a delitti, stragi, poteri occulti e misteri ancora aperti in una spy story alla romana, dove i protagonisti assomigliano a personaggi della commedia all’italiana: Gnappa, il Mago delle vedove, il Mostro, il Prete, Mollica, Sbirulino e il Cassiere. E invece è una realtà che va raccontata per la valenza simbolica del luogo violato e per l’inquietante capacità di penetrazione corruttiva che può arrivare fin dentro le istituzioni. Confermando ancora una volta che sul ricatto si fondano molte storie politiche del nostro Paese.

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