Giovane donna morì, era in cura al “Vittorio Emanuele”: in giudizio chiesta perizia

 
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Gela. Una perizia medico legale, anche per fare chiarezza sul contrasto sorto tra consulenze. La richiesta è stata formalizzata dalle difese di due medici, che sono a processo, davanti al giudice Miriam D’Amore, per rispondere della morte di una donna trentenne, che quattro anni fa perse la vita dopo essere stata in cura all’ospedale “Vittorio Emanuele”. A causa delle sue condizioni, ormai gravissime, venne successivamente trasferita al nosocomio palermitano “Buccheri La Ferla”. Per lei, comunque, non ci fu niente da fare. A dibattimento, ne rispondono Rita Zinna e Domenica Romano, difese dai legali Antonio Gagliano e Rocco Guarnaccia. I familiari della paziente sono parti civili, costituiti con gli avvocati Francesco Enia e Lia Comandatore. In udienza, un altro familiare, assistito dall’avvocato Maurizio Cannizzo, ha preannunciato l’intenzione di costituirsi parte civile. Secondo le accuse, ci sarebbe stata una possibile sottovalutazione del quadro clinico della giovane donna, senza l’effettuazione di ulteriori accertamenti. Per le difese dei medici, però, sarebbe stato fatto tutto quello che era previsto. Negli scorsi mesi è stato deciso il rinvio a giudizio. Il giudice si pronuncerà sulla perizia, nel corso della prossima udienza, fissata per settembre. La richiesta difensiva è anche per il rito abbreviato.

Altri due coinvolti, i medici Matteo Mazzariol e Alessia Zuccaro, sono davanti al gup del tribunale. Nei loro confronti, la procura ha chiesto la condanna, anche se la decisione non è stata ancora emessa e si dovrebbe definire ad inizio dicembre.

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