Giovani vite bruciate, quando si uccideva per uno sgarro

 
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Gela. Vite a perdere. Giovani uccisi per uno sgarro, bruciati come animali dopo essere stati torturati e ammazzati. Dai collaboratori di giustizia emergono dettagli sulla morte di baby criminali. Erano anche amici alcuni di loro: Giuseppe Maniscalco, Daniele Martines, Angelo Legname.

Gli ultimi due morti durante la guerra di mafia. Emerge, il coinvolgimento di Giuseppe Maniscalco, pochi giorni dopo la scomparsa di Daniele Martines, nell’omicidio di altro giovane, Angelo Legname.

Per questo delitto, Maniscalco è stato condannato dalla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta alla pena di 24 anni di reclusione. Rosario Trubia lo motiva con il progetto della Stidda di «fare pulizia» già dopo l’uccisione di Martines.

«Oltre al Martines – ricorsa Trubia – in quel periodo nel 1997/98 sparirono altri, ad esempio un ragazzo che penso si chiami Lavore e che fu bruciato, era il figlio di quello che faceva le rettifiche dei motori ed era un piccolo spacciatore.

Si allontanò con Peppe fungiutu e Giovanni Di Giacomo. Furono testimoni del fatto Mirko Turco, Marco Ferrigno, non sono sicuro Terlati Emanuele, Marco lncardona perchè loro erano nel posto da dove si allontanò il ragazzo con i due stiddari.

Poi chiesi a Nicastro della sparizione e lui mi rispose che stavano facendo pulizia in quanto il giovane scomparso non si era comportato bene nei confronti degli stiddari che spacciavano la droga».

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