Giudice: “La scelta dell’Eni rappresenta una tragedia per l’indotto”

 
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Gela. 480.000 euro  al mese il costo che lo Stato sosterrà attraverso il pagamento da parte dell’Inps della cassa integrazione ordinaria ai 400 lavoratori del diretto. Per l’Eni  rappresentano il costo di un caffè al bar (80 centesimi), per un operaio con uno stipendio medio di 1.100 euro.

 E’ il fulcro della relazione di Ignazio Giudice, che ha aperto i lavori della direzione provinciale della Filleca Cgil di Caltanissetta, alla presenza dei vertici della categoria e della confederazione regionale, Franco Tarantino e Michele Magliaro. Gli edili che hanno perso il lavoro nella nostra regione nell’ultimo anno sono oltre 30 mila e di questi più del 5% sono nella provincia di Caltanissetta, a causa di una crisi che ha colpito i comuni che da anni non mettono in gara d’appalto tutti i lavori che buona parte del territorio sarebbero utili a partire dalle strade, dalla sicurezza nelle scuole e anche dal recupero dei centri storici.

La relazione di Ignazio Giudice si è soffermata sulla vicenda che riguarda la scelta dell’ENI di fermare 2 linee di produzione ed in particolar modo l’effetto che la stessa decisione ha sui lavoratori dell’indotto, i meno protetti dell’intero ciclo produttivo perché già da diversi anni si fa ricorso alla cassa integrazione ed ai contratti di solidarietà, tutto ciò per evitare licenziamenti. Non è utile giraci intorno ed il sindacato degli edili ha il dovere di ribadirlo, “ Questa scelta dell’Eni rappresenta una tragedia per i lavoratori dell’indotto”, ed è bene che si sappia che nessuno crede alle perdite della raffineria perché se cosi fosse l’eni non sarebbe una multinazionale quotata in borsa. ma veramente qualcuno può credere che l’eni decide la cassa integrazione ordinaria (non straordiìnaria) per risparmiare 480.000 euro al mese? non prendiamoci in giro!” 

      Per tali ragioni è stato condiviso dall’intero gruppo dirigente della Fillea Cgil la necessità di stilare una sorta di documento sindacale antidiscrinatorio da indirizzare alle istituzioni centrali, lo Stato lo stesso che possiede il 30% del capitale dell’Eni e lo stesso che uscirà tra il sito Eni di Venezia e Gela circa 8 milioni di euro, con gli stessi importi possono da subito rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga e dare una prospettiva a migliaia di lavoratori siciliani, compresi i lavoratori dell’indotto.

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