Gli alleati irrequieti, la giunta da rivedere e l’attesa per il ricorso: 2020 di “fuoco” per Greco

 
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Greco conferma le scelte comunicate pubblicamente

Gela. La prima verifica politica, piuttosto inattesa, l’ha voluta direttamente il sindaco. Ad inizio anno, con l’attività istituzionale quasi del tutto ferma in attesa della ripresa vera e propria, ha messo intorno al suo tavolo, soprattutto i referenti di partiti e movimenti che lo appoggiano. Anche la fine del 2019 non è stata facile. Gli “arcobaleno” della sua alleanza soffrono chiaramente dei troppi colori che, per opportunità politica e istituzionale, sono finiti tutti nello stesso “astuccio”. Una convivenza per molti aspetti difficile da gestire e l’avvocato Greco sembra averlo compreso, anche se con qualche mese di ritardo. Ha già fatto il passo in avanti, autorizzando l’ampliamento a sette assessori di una giunta, che probabilmente subirà qualcosa in più di semplici ritocchi. La poltrona di sottogoverno più ambita, quella di amministratore della Ghelas multiservizi, è andata al gruppo di “Gela città normale”. L’imprenditore Francesco Trainito, che a fine anno ha incassato l’approvazione del bilancio, del nuovo contratto e del piano industriale, è stato il promotore principale del movimento, che in campagna elettorale ha appoggiato Greco. Una scelta che ancora adesso qualche altro alleato fa fatica ad accettare, guardando già ai rimescolamenti in giunta. Il punto di non ritorno politico, però, è l’esito del ricorso presentato dalla coalizione di centrodestra, uscita sconfitta dalle amministrative. Greco e i suoi ostentano sicurezza, ma toccherà ai giudici amministrativi pronunciarsi. Un eventuale accoglimento potrebbe aprire scenari poco pronosticabili, in una città che ancora fa fatica a capire quale futuro possa attenderla. Greco sembra aver svoltato definitivamente in direzione dei partiti. Qualcuno, anche tra i suoi stessi alleati, ha il sospetto che risenta, fin troppo, dell’influenza del Pd. Nonostante il risultato elettorale non certo mirabolante, il segretario cittadino Peppe Di Cristiana e i dirigenti locali del partito sembrano potergli assicurare buone entrature politiche, sia all’Ars che al governo nazionale. La visita istituzionale in città del ministro per il Sud Giuseppe Provenzano è tutta targata dem. In questa fase, meno entusiasti del sindaco sembrano i forzisti. Il deputato regionale Michele Mancuso, tra le firme principali dell’accordo “arcobaleno”, è meno presente rispetto a qualche mese fa e i suoi consiglieri comunali non hanno nascosto parole piuttosto piccate verso Greco. Carlo Romano, consigliere azzurro, ha parlato della necessità di una leadership più forte alla guida della città, anche se il capogruppo Luigi Di Dio ha subito preso le distanze. L’assessore di riferimento dei forzisti in giunta, il coordinatore cittadino Nadia Gnoffo, non ha firmato la delibera che autorizza il ricorso al Tar contro il definanziamento dei trentatré milioni di euro del Patto per il Sud.

Tra “civici” e partiti, Greco i calibri pesanti ce li ha per andare avanti, ma gli scivoloni sono sempre dietro l’angolo. L’avvocato dovrà anche prendere una posizione chiara rispetto alla vicenda Eni. L’ultima uscita in consiglio comunale, davanti ai massimi manager dell’azienda, ha fatto molto discutere, non tanto in municipio, ma fuori da Palazzo di Città. I dubbi sollevati dalla dirigenza locale del cane a sei zampe sul nesso tra l’attività industriale condotta in città per oltre cinquanta anni e le gravi conseguenze sulla salute sono una nota stonata, davanti alla quale sindaco, giunta e maggioranza non hanno fatto una grande figura, tutt’altro. C’è tanto da sottoporre a “revisione” e non sempre cambiare nomi e volti può assicurare il successo atteso. In maggioranza, chi spinge per un cambio di passo, ha più volte parlato della necessità di aprire la porte del municipio a “personalità di spessore”. Prima di tutto, però, bisognerebbe individuarle e probabilmente dentro ai partiti anche chi le sponsorizza non ha le idee così chiare. La maggioranza “arcobaleno”, inutile nasconderlo, è favorita dai numeri di un’opposizione, che non può veramente incidere. Troppo evidente lo squilibrio numerico tra i pro-Greco (sempre che non ci sia qualche defezione) e una minoranza, soprattutto di presenze. Un viavai di fondi tagliati, ricorsi al Tar e cambi in corsa, che potrebbe aprire un gennaio già di fuoco per Greco e i suoi.

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