Gli eroi gelesi Navari Pellegrini umiliati con l’indifferenza, colpevoli di avere difeso la città

 
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Gela. Trattiamo oggi, la storia volutamente dimenticata dagli storici italiani e dai gelesi

in particolare, sempre pronti all’asservimento del nemico. Da sempre ci  siamo preoccupati di lodare le malefatte dei nemici contro di noi, per un principio masochistico prima e poi per ringraziarci  la benevolenza dei nostri assassini, pronti a denigrare i governi ufficiali, costituiti per difendere il sacro suolo dell’Italia, che non merita nessun nostro sacrificio.

Un massacro, altro che caramelle. A Gela, lo sbarco delle forze alleate è stato sempre descritto come una liberazione per noi, avvenuta con tanta benevolenze delle forze alleate, impegnate a distribuire caramelle e cioccolatini ai bambini gelesi, senza mai menzionare i massacri subiti.

Io voglio solo ricordare che i nostri liberatori erano Inglesi che avevano giurato di riempire il suolo italiano di piombo, fino a fare affondare l’intera penisola e americani che nelle parole del generale Patton incitava i suoi uomini all’uccisione del nemico senza pietà, perché loro dovevano essere visti solo ed esclusivamente come assassini.

Non bisognava fare nessuna differenza tra militari e civili, perché questi dovevano essere utilizzati come scudi umani per l’ avanzata verso il nord.

I nostri eroi  non vengono presi in considerazione, anzi dimenticati, per dare maggiore risalto agli stranieri.

I martiri gelesi dimenticati. Due eroi gelesi che hanno provocato un temporaneo arresto dell’avanzata degli inglesi ed americani, sono stati completamente dimenticati.

Si tratta del caporal maggiore Cesare Pellegrini e del sottotenente carrista Angelo Navari.

Il primo, Pellegrini, un militare Italiano della divisione Livorno, si è distinto nel fortino di Porta Marina il 10 luglio 1943 quando incominciarono a sbarcare nel mare di Gela gli Anglo-Americani.

Solo, oppose una strenua resistenza che mise per un istante in forse l’intera flotta. Però, dopo pochissimi minuti viene pugnalato alle spalle da un amico partigiano.

Il secondo, sottotenente Angelo Navari, con un carro armato di piccole dimensioni, in piazza Umberto primo, riuscì ad impegnare una compagnia di soldati americani e mise in forse l’avanzata.

Voglio  ricordare atri uomini che difesero il sacro suolo italiano, come il maggiore Enrico Artigioni e il colonnello Mario Mona.

Gli arretramenti delle forze armate italiane e tedesche furono dovuti agli ordini dei dirigenti italiani, venduti alle forza straniere, perciò traditori per un Paese che si rispetti,per favorire l’avanzata degli Anglo-Americani senza resistenza.

Gli accordi di Ginevra ignorati. I soldati italiani e tedeschi presi prigionieri dopo la battaglia di Monte Castelluccio dell’11-12 luglio 1943, furono trattati malissimo, in barba ai trattati internazionali di Ginevra, firmati anche da loro.

Racconta il tenente colonnello Ugo Leonardi di essere stato schiaffeggiato ed umiliato, mentre indossava il bracciale della Croce Rossa Internazionale. Comunque, l’Italia ufficiale non ha mai deciso  di chiedere conto di questi comportamenti ignobili degli americani, anzi sistematicamente ogni anno ricorda gli eroi americani caduti con onori e gloria.

La fuga ignobile del Re e di Badoglio. L’8 settembre del 1943 è alle porte, così tutti i traditori italiani possono giustificare il loro comportamento, non curandosi minimamente dei militari massacrati dai tedeschi e dalle forze dell’asse. Il fine giustifica i mezzi e i morti non contano, se sono italiani e mentre il re Vittorio Emanuele III e il capo del governo, Pietro Badoglio, con la sua valigetta piena di soldi, fuggivano alla volta di Brindisi.

Le forze armate italiane venivano lasciate allo sbando e decimate dai tedeschi che invadevano l’Italia.

Tutto normale per gli storici prezzolati, i partigiani e gli inglesi che “avevano salvato l’Italia”, assieme ai “liberatori” americani.

Il massacro a Cefalonia dimenticato. A noi non può sfuggire un altro aspetto della storia: la firma di un armistizio corto firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile dal generale Giuseppe Castellano. Firma che aveva messo in guardia le forze armate tedesche, che da subito cominciarono a disarmare le forze armate italiane. Voglio solo ricordare il massacro delle forze italiane a Cefalonia, isola Greca, perché dopo che si sono fatti consegnare le armi, vennero tutte massacrate dentro un recinto chiuso, grazie ai nostri partigiani e liberatori stranieri.

La colpa di essere fascisti. Il massacro dei militari italiani, che avvenne subito dopo l’8 settembre del 1943, non è stato mai ricordato da nessuno, perché si tratta di militari italiani fascisti e delle flotta navale che non ha mai combattuto una battaglia direttamente contro i nemici e perciò costretta alla resa finale.

2 Commenti

  1. La flotta navale non ha mai combattuto una battaglia direttamente contro i nemici? Ah sì? E allora cosa furono Punta Stilo, Capo Teulada, le due Sirti, Capo Matapan, Capo Bon, Mezzo Giugno e Mezzo Agosto, l’infinità di scontri sulle rotte dei convogli, i 30.000 caduti della Marina, le decine di cacciatorpediniere, torpediniere, sommergibili, incrociatori affondati in combattimento?

    • Condivido in pieno il punto di vista di Aldo. Occorre ricordare comunque che la condotta degli alti comandi della Regia Marina non è del tutto limpida, sicuramente si poteva fare di più

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