Gli operai della Turco costruzioni tornano in raffineria, il proprietario: “Verifiche su timbrature e ore di lavoro”

 
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Gela. La protesta degli edili della Turco costruzioni, società che opera nell’indotto della fabbrica Eni, è rientrata trascinandosi dietro non poche polemiche. La protesta degli operai. Gli operai ieri sono tornati a varcare i tornelli della fabbrica di contrada Piana del Signore dopo avere incrociato le braccia per opporsi al ritardo, di pochi giorni, nell’erogazione degli stipendi. Sulla vicenda è intervenuto Carmelo Turco, amministratore della società edile, spiegando che “l’erogazione degli stipendi è stata congelata di pochi giorni a causa di anomalie riscontrate nelle timbrature dei tesserini”. Il sospetto è che molti dei centocinquanta lavoratori non abbiano regolarmente timbrato. Una anomalia che, in assenza degli orari di ingresso e uscita, avrebbe impedito il regolare calcolo delle ore effettuate. “Su queste vicende non siamo mai stati informati dall’azienda – replicano Francesco Cosca ( Fillea Cgil), Francesco Iudici (Filca Cisl) e Dathan Di Dio (Feneal Uil) – abbiamo saputo solo di possibili verifiche sulle ore dai ragionieri dell’azienda. Siamo favorevoli alle verifiche ma non possono bloccare gli stipendi. Questa è un’azienda che si è sempre mostrata corretta”. “Siamo stati costretti ad attivare una verifica interna – sottolinea Turco – si tratta di un possibile danno economico dovuto a qualcosa di anomalo. Il ritardo è di pochissimi giorni. Nessuna preoccupazione, riteniamo di essere una delle aziende storicamente più puntuali a pagare gli stipendi”. 

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