“Greco mai vicino ai clan era vittima”, Cga conferma: interdittiva antimafia infondata

 
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Greco si uccise perchè non sopportava l'onta dell'esclusione dalla white list della prefettura

Gela. Il Consiglio di giustizia amministrativa dà torto, anche nel merito, alla prefettura di Caltanissetta e al ministero dell’interno. L’interdittiva antimafia che escluse la Cosiam, della famiglia Greco, dalla white list delle imprese sane, libere da condizionamenti mafiosi, non andava emessa. L’imprenditore Riccardo Greco si uccise per le gravi conseguenze di quel provvedimento che escludeva la sua azienda dalla white list, facendogli perdere anche importanti appalti. Lo scorso anno, il Cga aveva respinto la richiesta di sospensiva avanzata dall’Avvocatura dello Stato, per conto di prefettura e ministero, confermando il contenuto della decisione del Tar che aveva annullato l’interdittiva antimafia. Nelle motivazioni, rilasciate dai giudici del Consiglio di giustizia, si fa riferimento, tra le altre cose, alla carenza di motivazioni alla base dell’interdittiva. Secondo i giudici del Cga, non ci furono ragioni che potessero giustificare sospetti sulla posizione di Greco, che viene ribadito era vittima di mafia e non invece vicino ai clan. Del resto, anche le sentenze emesse in sede penale confermarono lo stato di vittima dell’imprenditore, che tra i primi iniziò a denunciare le pressioni mafiose e le richieste estorsive, in città e anche in altri centri della Sicilia, dove la sua azienda, adesso affidata ai figli, lavorava.

Allo stesso tempo, il Cga non ha però riconosciuto il risarcimento dei danni all’azienda (circa 40 mila euro che erano stati riconosciuti nei precedenti gradi di giudizio). Due mesi dopo il suicidio dell’imprenditore, la prefettura nissena fece una sorta di passo indietro, reinserendo la Cosiam nella white list.

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