“Ha utilizzato i beni di famiglia per risarcire le vittime…non comanda più la stidda”, i giudici sul caso di Orazio Paolello

 
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Gela. Dopo ventun’anni di carcere duro, ha dimostrato “segnali di disponibilità verso le istituzioni”. I beni dell’eredità destinati al pagamento delle spese di giustizia. L’ex boss indiscusso del gruppo della stidda Orazio Paolello, anche per questa ragione, ha ottenuto la revoca del 41 bis. Le motivazioni emergono dal contenuto della decisione adottata, lo scorso febbraio, dai giudici della corte di cassazione che respinsero il ricorso presentato dalla procura nazionale antimafia. Così, spuntano particolari significativi sulle condizioni di salute e sulle intenzioni di Paolello. Nel corso degli anni, infatti, l’ex boss ha “destinato i beni dell’eredità paterna alla soddisfazione delle spese di giustizia e delle obbligazioni civili”. Inoltre, le sue condizioni psichiche appaiono tutt’altro che compatibili con la presunta reggenza del clan degli stiddari.

“Il disagio psichico dopo anni di detenzione”. Non a caso, i giudici sottolineano “il disagio psichico riscontrato nel Paolello a seguito della prolungata detenzione che aveva determinato una condizione mentale d’instabilità difficilmente compatibile con le capacità di dirigere e organizzare attività di collegamento esterno con un’organizzazione criminale capeggiata da soggetti ormai estranei”. In questo modo, è stato confermato il contenuto dell’ordinanza emessa, nel maggio di un anno fa, dal tribunale di sorveglianza di Roma. Furono proprio i magistrati romani a revocare il decreto del ministero della giustizia che confermava invece il regime del 41 bis allo stesso Paolello. Dalla descrizione condotta dai giudici, quindi, emerge la figura di un ex boss di stidda davanti al quale avrebbe definitivamente prevalso “il disinteresse degli altri associati”. 

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